venerdì 25 dicembre 2009

Pensiero di Natale

Ieri sera in televisione, per la conclusione del TG1, mostrano questo concerto dove c'è Bocelli, Andrea Bocelli, che canta Jingle Bells assieme ai Muppets. Ci sono tutti, Kermit la Rana, quel pupazzo tanto sexy a forma di porcellina e tutti gli altri vestiti di rosso e con i cappelli di Babbo Natale. Bocelli è vestito di bianco, con una sciarpa bianca che cade diritta sulla candida giacca e canta tutto contento tastando i Muppets sulla testa, all'interno di una enorme slitta dorata, zeppa di regali con fiocchi e tanta vernice d'argento e stelle che brillano sotto i riflettori, mentre neve finta inizia a cadere sul palcoscenico.

Poi pensandoci bene alla fine una spiegazione me la riesco a dare: Bocelli mica ci vede.

(Babbo Natale non esiste, è direttamente il Papa che porta i regali dai camini)

giovedì 17 dicembre 2009

Le carte segrete del Dottor F. (Estratto II)

Dottore, voglio diventare un uomo buono.

Buono? In che senso? Buono a niente? Buono da mangiare? Buono con tutti?

Si, si queste cose qua.

Ma lei è già un sacco buono, tenga, assaggi.

Professore, non mi mastichi la prego. Intendo un uomo che piace alle persone.

E queste persone chi sarebbero? Lei le vede, ne sente le voci?

Certo, la gente che mi sta attorno, la gente che amo e voglio che mi ami.

Quindi lei ama questa "gente", queste "persone"? Lo fa per professione, sui marciapiedi?

No, non mi prostituisco, cioè sono consulente informatico, software, ha presente?

Software? Quelli dove non si vede la vagina in primo piano?

No, i programmi, quelli che stanno dentro al computer.

Capisco, quindi secondo lei dentro ai computer, al buio vi sono dei programmi, me lo appunto scusi un attimo.

L'altra sera la mia ragazza si è indispettita perché nei profilattici c'era scritto "Play".

Lei ha una ragazza vera? Anche lei vive dentro al computer e magari le vuole bene?

Si, dicevo, "Play". Voleva ci fosse scritto "Impegno" o "Duratura abnegazione alle necessità di coppia".

Non li comprerebbe nessuno.

Infatti, a dire il vero c'erano alla farmacia della parrocchia, ma avevano due dita di polvere. Vi era la foto di Padre Pio sopra.

Ho altri pazienti, con problemi più seri, la prego di andare...

Mi aiuti ad essere una persona buona la prego.

Che le devo dire? faccia del bene agli altri, sia sempre gentile e disponibile, abbia sempre una parola di conforto e una mano tesa per aiutare chi ne ha bisogno.

Ottimo, e gli altri faranno così con me quindi?

Non ne ho la certezza. Deve farlo per lei non per gli altri.

Vabbè, ma diventerò immortale allora?

No.

Si fotta dottore.


Post scriptum (il nome E**lio è stato scritto così per renderlo più chic):

E**lio: Buonuomo villico, mi sono morti i due pesci rossi.
Negozio di animali: Ha lasciato depositare l'acqua?
E**lio: Ci andava l'acqua?

Negozio: Ne vuole altri due?
E**lio: No, vorrei un gattino persiano albino che non pisciasse e né cagasse.
Negozio: Non esistono.
E**lio: Allora un bellissimo pony che non pisciasse e nemmeno cagasse.
Negozio: Si, lo vado a prendere.

Negozio: Lo incarto?
E**lio: No lo porto via così.
Negozio: Non si cavalca in quel modo.
E**lio: Questione di gusti.


mercoledì 9 dicembre 2009

Franchini va al No B-Day (omaggio a P.V.)

Franchini tragicamente convinto dai colleghi dell'ufficio, decide di partecipare al No B-Day a Roma.
Il suo ultimo impegno politico risaliva ad una candidatura a capoclasse durante le primarie della terza media (4 voti scambiati con altrettanti fruttini alla pera).
Fu convinto con il mistico miraggio di improbabili adunate sessantottine di sesso libero.
La partenza del pullman era prevista alle 3 di mattina dalla piazza di Porto Fuori. Il pullman consisteva in un agghiacciante furgone Iveco color senape, con cassone ricoperto di cerata, riempito con sedie impagliate, portate dalla cucina dei manifestanti stessi.
Un'atroce nebbia ricopriva la campagna, disorientando metà della compagnia; i dispersi salirono a bordo di un autobus diretto nella profonda Siberia, dove ora lavorano tutti con ottimi risultati nelle vesti folkloristiche di badanti rumene.

Indumenti per la protesta di Franchini: pesantissimo eskimo comperato in un mercatino multiculturale a Bologna color verde marcio con marchio Nike oscenamente scucito dalla schiena, sciarpa derivata da uno scampolo di sartoria teatrale per costumi di arlecchino (4 metri), confuse spillette assortite di una vecchia bancherella di Forza Nuova tra cui spiccavano le scritte "Vota DC" e reminiscenze di slogan del ventennio.

Arrivo a Roma previsto in due ore grazie a gigantesco navigatore elettromeccanico, acquistato da un gruppo di circensi di origine russa con tecnologia della DDR. Al duecentesimo повернуть налево ("Voltare a sinistra") dopo cinque ore di imbarazzante girotondo in una rotonda appena fuori dal paese, ci si decide a consultare l'ingegner Mughetti dotato di stradario Socio ACI datato 1971.

Nella più profonda ignoranza di cori di Partito, si ripiega su un deprimente vocalizzo, in ordine di: pubblicità formaggini Tigre (anno 1987, ripetuta 120 volte), Bocca di rosa (27 penosi bis), per finire con non ben precisati cori liturgici da messa funebre in esoterico latino ai più misteriosamente conosciuto.

Dopo dieci ore di traumatica percorrenza di sterrati e tratturi destinati alla transumanza (e quindi secondo Regio Decreto vigenti di precedenza per il bestiame rispetto alle carrozze) si raggiunge la periferia di Roma parcheggiando in prossimità di scavi archeologici etruschi frequentati da tombaroli.

Arrivo al presunto punto di raccolta del corteo, dopo quattro ore di pellegrinaggio sempre seguendo uno stradario del solito Mughetti strappato da un TuttoCittà del 1966, in occasione della partecipazione ad una mostra campionaria di tavolette da wc.

Manifestazione praticamente già finita dopo penosi tafferugli tra cortei di protestanti datesi sinistramente appuntamento lo stesso giorno nello stesso luogo. In ordine di crescente ferocia: Unione Commercialisti Italiani, Casalinghe Contro Sospensioni Telenovele Periodo Estivo, Segretarie Racchie Non Molestate.

Verso le 24, una stella cadente annuncia l'arrivo del conte dottor Travaglio Calzoni Vallerani. I dipendenti più umili travestiti da immigrati si mettono in fila per consegnare doni e sacrifici umani. Franchini sotto una mistica visione dettata dalla fame, grida alla visione di Beppe Grillo con le stimmate: nessuno gli crede.

Pullman inagibile perché occupato da improvvisata comune dell'Unione Bidelli Senza Scopo Alcuno.
Ritorno in nottata tramite provvidenziale littorina con interni in legno e amianto, messa a disposizione per i manifestanti dal Genio Civile in quanto destinata a smantellamento in Jugoslavia. Dimenticati 7 impiegati addormentati, anch'essi tragicamente smantellati e rispediti alle famiglie in ordine sparso. Senza istruzioni.

Notizie del giorno dopo: 10000 manifestanti per la questura, 21 per gli organizzatori, il rag. Franchini escluso per non avere alzato la mano all'appello.
Al lavoro il giorno dopo si racconta che abbia pianto in sala macchinette, ma con enorme dignità.

giovedì 3 dicembre 2009

Libra di novembre: Narici e orecchie

Qui, ovvero non qui ma altrove cliccando su qui, non questo qui e nemmeno questo ma il primo a sinistra con la maiuscola, trovate un mio altro piacevolissimo articolo per il nuovo Libra, che altrimenti trovate in forma cartacea in giro per Ferrara.

Anche io lo vado cercando perché poi lo metto sul tavolinetto in salotto e sbadigliando lo indico annoiato alle persone che entrano in casa. Ma in realtà ci ho messo un sacco di lavoro per indovinare le lettere accentate sulla tastiera americana.

martedì 24 novembre 2009

Bonsai

Questo uomo coltivava bonsai; aveva iniziato a coltivarli da quando era andato in pensione, esattamente un anno dopo essere andato in pensione. Prima aveva i nipoti ai quali pensare, poi se ne era francamente annoiato e iniziò a coltivare i bonsai. Il primo bonsai lo comperò al mercato, in un vasetto di terracotta grezza dipinta di verde: un olmo. Poi ne aveva creati alcuni lui a partire da piantine nate da seme, o sfruttando talee di altri alberelli di amici. Nel giro di un paio di anni il terrazzo si popolò di qualche quercia, abeti, faggi e piccoli bonsai da frutto, con piccoli frutti in miniatura. La moglie diceva che lui era semplicemente scemo. La moglie morì e lui le piantò un bonsai anche sulla tomba, ma senza cattiveria.

All'uomo con gli anni calò la vista e le forbicine sempre più a fatica riuscivano a tagliare i rametti da potare, mentre le pinzette lavoravano grossolanamente sui rami da piegare al disegno delle sagoma desiderata.
Involontariamente, se prima i bonsai risiedevano in vasetti da un pugno di terra e argilla, iniziarono ad essere trasferiti in vasi circolari dal diametro di decine di centimetri.
Il vecchio acquistò un terreno in campagna, lontano dal centro abitato con una casa rustica e calda. Visto che inciampava tra i vasi, soprattutto quando la luce proveniva dall'incerto tramonto, decise di trasferire la sua collezione fuori, a terra. Prese la zappa e scavò buche nel terreno: due ampi passi una buca, due passi e una buca, e così via, fino al confine a rete verde della sua proprietà.
A volte delle macchie si sovrapponevano tra lui e l'orizzonte del suo terreno: erano macchie più contenute di quelle che divoravano l'immagine del televisore o le foto di famiglia, ma decise che più sarebbero state le foglie verdi e i rami marroni, minori sarebbero state in proporzione le macchie nere.
Parlò con il suo vicino di casa. Più che un dialogo fu una trattativa. Il figlio disse che era matto, ma nulla poté. Acquistò la proprietà del vicino e del vicino del vicino, confinante anche sulla destra. Alcuni ragazzi lo aiutarono a piantare a terra piante che venivano da semi e risiedevano in vasi.
I ragazzi si divertivano ad aiutarlo perché poi a casa i genitori li picchiavano.

Faceva colazione e poi andava in giro tra le piante. E si faceva buio o forse solo per lui era buio. A volte era caldo, altre volte l'aria era fresca ma sopportabile. Non sempre riusciva a tornare a casa per la sera e nemmeno per la mattina dopo. Le piante non avevano un reale ordine, erano piante, tutte diverse ma simili e non sempre familiari. Le strade per la casa erano molte ma sempre poche tra gli infiniti percorsi in mezzo alle piante che si potevano tentare durante le ore.
E con maggiore frequenza conveniva rinunciare al ritorno e rimanere. Sedersi contro un tronco e aspettare la luce per ricevere almeno una direzione.
La foresta creata dall'uomo non aveva più bisogno delle forbici, delle mani o della vanga dell'uomo. La foresta gettava i suoi frutti, i suoi semi al vento e rigenerava se stessa espandendo i suoi perimetri. I rami si intrecciavano con altri rami, creando alte cupole di foglie impedendo al sole di raggiungerne le radici.

La casa non era più all'estremità della proprietà, ma era in mezzo alla foresta, o comunque al suo interno. Anche l'uomo, per quanto a tentoni inciampasse tra le radici di quelli che erano stati piccoli esercizi di pazienza, si trovava sempre al centro della foresta.

Le radici iniziarono a sollevare i pavimenti della casa e distrussero muri, mentre i vetri venivano frantumati da rami spezzati. I frutti delle piante,  acerbi, non raramente velenosi, davano uno scarso nutrimento all'uomo.

E per l'uomo, ridotto alla quasi cecità, ottenebrato da una nebbia senile, che stesse vivendo oramai da mesi tra una foresta buia e cordiale, o che le piante fossero ancora i bonsai del suo balcone e la sua statura si fosse ridotta a quella di un ditale da cucito, poca differenza poteva oramai fare.

giovedì 19 novembre 2009

martedì 3 novembre 2009

Libra di maggio

Visto che mi sento pienamente integrato in ogni ambito letterario, vi segnalo l'ultimo numero (maggio...) di questa pubblicazione universitaria di Ferrara (Libra) nella quale trovate un mio articolo, pienamente inquadrato tra le problematiche dei giovani universitari, i temi sociali cari agli studenti di Giurisprudenza e i rettangoli grigi.

Donne, orsetti gommosi e me stesso.

mercoledì 28 ottobre 2009

Fatima

Alla fine è un po' come se il Papa una domenica mattina all'Angelus, affacciatosi alla finestra, dicesse a tutti i fedeli che gremiscono la piazza (i fedeli hanno sempre la cattiva abitudine di gremire): "Cari Fratelli e Sorelle, avvicinatevi tutti, venite più vicini", parlando sempre più a bassa voce con le labbra contro il microfono, "vicini, ho una cosa da rivelarvi, il quarto segreto di Fatima. Più vicini...". E alla fine il Papa tirasse fuori di scatto un mitra, con tutto il caricatore verde mimetico tipo film sul vietnam, montato su un treppiede che appoggia sul leggio assieme al librone, e iniziasse a sparare a raffica sulla folla, sbavando tremante mentre le cartucce vuote rimbalzano sul balcone e sul vetro delle finestre. E la folla continui a stare sotto: la gente vede morire i propri vicini crivellati (i morti per morire si crivellano) che si riversano a terra, e ancora guarda in alto a bocca aperta, aspetta il segreto di Fatima.
Ma il Papa continua a sparare. Un sottoposto in porpora gli passa un secondo mitra con altri colpi. Un terzo ancora. Piazza San Pietro è inondata di sangue. Qualcuno è rimasto da lontano in piedi e ancora tende le orecchie per sentire il segreto.
Il Papa rientra e si va a fare un te.
Le televisioni non dicono niente ed in differita mandano un angelus di qualche domenica prima. E così la domenica seguente ancora la piazza piena di gente. Nuova strage ma il Papa il segreto non lo dice mica, se lo tiene per se.

martedì 20 ottobre 2009

150 chili di superficialità

Ieri scendo dal treno, e mentre solitamente la gente scorre in due file tra le colonne, il gregge si muoveva solo dal verso destro.
A destra di una colonna stazionava una cicciona enorme. E questo è normale: i ciccioni enormi solitamente stazionano aspettando di ordinare altro cibo e non corrono all'impazzata tarantolati. La cosa strana era un ragazzo, un ragazzo normale, come sareste voi o i vostri amici, con barba e maglietta e jeans e marsupio e siringhe con la droga, che la baciava. La ragazza stava evidentemente partendo (o forse avrebbe fatto prima il mondo a rotolarle sotto ai piedi con verso opposto alla direzione del suo treno) e il ragazzo la salutava. La baciava, lo ripeto.

Adesso voi sbotterete: vabbè peserai 60 chili e un ciccione per te è semplicemente uno nel peso forma. No. Questa era una cicciona, di quelle tozze che magari sarebbero state destinate a diventare campionesse di pallavolo, ma il centro di massa le ha costrette a diventare imballaggi di mash mellow. Minimo 150 quintali, forse chili ma comunque tantissimo per qualsiasi scienziato si interpelli.
Premetto che con i ciccioni devo avere qualche problema. Ad esempio evito di osservarli perché sono convinto che uno scambio di sguardi, una lieve inflessione del mio labbro, l'occhio un attimo sgranato, la sopracciglia che si inarca lievemente, possano far pensare a loro che li sto prendendo in giro. Allora evito ogni sguardo oppure li guardo serio e poi repentinamente guardo una biondona patinata, magari magra, e rido con fragore per fargli capire che sono con loro: no, non siete grassi, ovvero anche se lo siete io non me ne accorgo, anzi vi preferisco cosi, si, lo so è una disfunzione dell'apparato digerente, ok, una disfunzione che a quanto pare non colpisce ebrei, zingari o omosessuali una volta deportati, ma non fa niente, l'importante è che siate felici voi e pieni di simpatia. Vedete rido già. Per simpatia.

E questo ragazzo la baciava. Ho pensato: ma non se ne accorge? quale difetto della vista gli può far credere che lei sia una ragazza di 60 chili alta un metro e ottanta? Forse sono io a sbagliarmi. Forse la ragazza è una modella e io ho una rarissima patologia della vista, praticamente sconosciuta alla moderna medicina, che mi fa vedere come ciccione le ragazze talmente bellissime che non potrò mai avere: una sorta di automatica salvaguardia del cervello dai fallimenti sentimentali.
L'unica cosa da fare prima di chiamare per la quarta volta della settimana il mio medico di famiglia con una nuova malattia scoperta sempre su di me e che merita sempre il mio nome con prefisso "Sindrome di", è stato provare a tirarle sassolini addosso mirando alla sagoma cicciosa. I sassolini descrivevano il classico fenomeno noto nella fisica moderna come "scattering sassolino-cicciona": arriva sulla superficie adiposa, sosta un attimo in una soffice quiete, e viene espulso in vicinanza dell'oggetto di massa cicciona.
Facendo ripetere l'esperimento ad un passante attonito ("E' cicciona se ne faccia una ragione"), il fenomeno ripetendosi dimostrava l'assenza della mia patologia.

Assumiamo per assurdo che io sia una persona superficiale che non si renda conto di nulla oltre l'aspetto fisico, nemmeno dei sentimenti o delle luci di Natale a forma di personaggio Disney. Per assurdo. Quali possono essere allora le ipotesi possibili:

1. lui la ama. Un ragazzo normale, che forse potrebbe avere una ragazza anche più magra di 120 kg ama un container di lardo. Questa ragazza è talmente affascinante che la sua personalità va ben oltre al suo aspetto fisico. A questo punto è lei superficiale ad essere fidanzata con un ragazzo con tutti gli arti e forse anche un pene funzionante.

2. lui la sfrutta. Il ragazzo finge di amarla per ottenere da lei sesso in quanto non riesce a trovare di meglio e soprattutto attualmente la sua posizione di laureando triennale in informatica non gli permette di pagare di meglio.

3. lui è pazzo. E' un pazzo consapevole, masochista, potrebbe avere chi vuole ma sta con il peggio che ha trovato. Se trova ancora di peggio la lascia di corsa per fare innamorare un nuovo fenomeno da baraccone con tentacoli al posto delle braccia e abbonamento al Manifesto al posto del naso.

Mi allontano e mi giro una volta per guardarli prima di imboccare la scala. Sono ancora li, lui difronte a lei, continua a baciarla e le inserisce monete in una fessura: era una macchinetta degli snack, quelle doppie con bibite e merendine.

martedì 29 settembre 2009

Le domande dell'uomo della strada: si possono dare in affidamento bambini a coppie gay?

In Italia la nostra legislazione non contempla ancora l'affidamento o l'adozione a genitori dello stesso sesso. Non viene riconosciuto come nucleo familiare, un insieme composto da persone non sposate, e non potendosi sposare né civilmente né sotto rito religioso tra persone dello stesso sesso, non si può considerare tale coppia come una famiglia e quindi non vi può essere l'atto legale dell'adozione.

Se anche nel nostro ordinamento giuridico coppie omosessuali potranno sposarsi, la Comunità Europea sussidiariamente alla CEDU prevede che anche i robot sufficientemente intelligenti e capaci di sorridere, possano adottare bambini umani.
Seguendo tale corso giuridico, teorici del diritto internazionale prevedono che nel giro di 40-50 anni vi saranno bambini dati in adozione ad elettrodomestici: padre tostapane e madre lavatrice. Ironia della sorte, in futuro la vostra affettatrice per salumi potrebbe chiedervi un'ora di permesso per portare all'asilo un bambino nigeriano.

E' quasi certo che i bambini (ma qui si potrebbe parlare di fanta-diritto) saranno tolti dalle coppie che ora definiamo "normali" per essere consegnati alle nuove tipologie di coppie "atipiche" che si formeranno in futuro. Calciatori e scienziate. Coppie di trisessuali. Mucche e salentini. Coppie talmente gay da tornare etero.

mercoledì 9 settembre 2009

Zitti tutti, zitti

L'altro giorno eravamo in quattro o cinque, forse solo tre, non ricordo. Zitti tutti, nessuno parlava. Se fossimo stati nell'insieme più chiacchieroni e generosi nel dialogare non ci saremmo mai trovati assieme. Allora salto su e dico: "Ma guarda che se poi ti sposi ti ritrovi con una moglie". Tutti sollevano lo sguardo come se mi vedessero per la prima volta e fanno si con la testa. "Non ci avevo mica mai pensato", borbotta uno. "E poi questa donna chi è? da dove viene? cosa pensa? chi te l'ha messa a fianco?" Nessuno mi sa rispondere, solo sguardi irrequieti ispezionandoci vicendevolmente. Eravamo tutti maschi, nessuna donna tra di noi.
Nessuno di noi è ancora sposato; quelli sposati li abbiamo visti prima del giorno delle nozze, poi alcuni durante le nozze e poi chi sa dove siano andati. Pensandoci bene avevano tutti una donna al loro fianco: un paio erano ragazze abbastanza belle, dicevano parole carine a bassa voce all'uomo e poi gli sorridevano. L'uomo rispondeva con un sorriso. E poi non abbiamo visto più ne lui ne lei. O forse li abbiamo visti ancora... si, forse erano quelli che ci salutavano da lontano con il braccio, qualche giorno prima di Natale per la strada in centro; può essere quindi che li abbiamo anche rivisti, ma non assomigliavano più realmente a nessuno che conoscessimo. Riflettendoci bene non li abbiamo più rivisti.

"E S., al centro commerciale, era pure lui..." In effetti era lui, ma non era solo. Non c'era la sua, come si dice? sposa, moglie! a fianco, ma c'era uno di quelli piccoli. "Piccoli ma che stai dicendo?" Si, i figli. Aveva un piccolo lui in un trabiccolo a 4 ruote, come quelli degli anziani, ma con più disegni carini, ma sempre a 4 ruote. "Ma era un uomo piccolo, basso o nano?" - "Onestamente non lo so, era piccolo, in miniatura, ma paffuto e senza capelli, forse era semplicemente un nano anziano. Sbavava comunque."
Un passante ci informa che si tratta dei figli: "Lei non vuole avere figli?", rivolgendosi a me:
"Non ci ho ancora pensato, ma se avrò un figlio lo chiamerò MacGyverFonzie."
"Ma tu non avrai figli...", si intromette una donna riccia dal marciapiede.
"Allora chiamerò MacGyverFonzie il figlio di Rosin"
"Ok, mi sta bene. Tutto attaccato?"
"Si, tuttoattaccato."
A volte qualcuno di quelli che si erano sposati crediamo di vederli tornare, si siedono senza una parola e sono anche più taciturni che prima di essere spariti: nessuno ha la certezza che siano gli stessi che se ne erano andati tanti anni prima.

E questi discorsi vanno avanti quasi sempre per ore.
Alla fine siamo tornati a stare tutti zitti, ho provato a dire nuovamente qualcosa, ma mi hanno guardato tutti male.

giovedì 20 agosto 2009

Le carte segrete del Dottor F. (Estratto I)


Dottore vorrei cambiare sesso!

Vuole diventare una donna quindi?

No, non necessariamente, ma vorrei cambiare.

Ma scusi, sig. A., leggo sulla sua cartella che lei è un uomo, vuol diventare quindi donna?

A dire il vero no, ne vedo già tante in giro, mi sembra poco originale, mi consigli lei.

Senta, ci sono solo uomini e donne al 99% e poi anche tanti cinesi, lei vuole diventare cinese?

No, cinese no, voglio solo cambiare.

O uomo o donna, non c'è scelta, ha capito? C'è o il pisellino o la patatina.

Vabbè, scelga lei un altro ortaggio, non so... dattero.

Ma sono simboli, mi segua bene: o pene o vagina non c'è alternativa.

Simboli... come la colomba?

Si, ma il punto non è questo, da uomo si può diventare donna, o viceversa.

Di questo Viceversa prima non me ne aveva parlato.

No, senta, si segga, con viceversa intendo da donna a uomo.

Ma io sono già uomo, è scritto li, vede?

Allora può diventare donna, capito, don-na, senza pene.

Senza pene? Le donne non hanno il pene? E come diamine fanno.

Parlano perlopiù. E poi brontolano. La scienza non indaga.

Ma quella cosa della colomba... E se diventassi colomba?

Le colombe sono animali, maschi e femmine, e poi c'è già lo Spirito Santo come colomba, suvvia.

Affare fatto Dottore, voglio diventare lo spirito santo, vede come suona bene, poi lo scrivo sui bigliettini da visita: mi operi subito!

Stia calmo e non mi tocchi, lo Spirito Santo è una metafora religiosa, ha presente la Trinità? Il Padre? Il Figlio? Uno e trino.

Uomo, donna e... colomba. Mi sta confondendo.

Tenga, prenda questo in farmacia...

Xanax? Ma la faccenda di cambiare sesso?

Non sia ridicolo, veda di trovare se stesso e poi ne riparliamo.

Fatto!

No, guardi, quello è il pene.

lunedì 27 luglio 2009

Franchini va al balletto

Vado a vedere il mio primo balletto di danza moderna: Dorian Gray.
Tutti saltellano di qua e di la invece di fare cose come dialoghi, o soliloqui, o muoversi semplicemente. Primo tempo: un fotografo fa foto a dei modelli, quasi tutti maschi. Si ballano attorno per fare le foto, poi due uomini si ballano attorno per qualche minuto, prima di capire entrambi di essere gay e ballare assieme per altri minuti mimando sesso tra gay. Uno è il fotografo gay e convince un cameriere gay a diventare un modello per la sua agenzia.

La seconda scena mi fa capire che sono tutti gay e anche intorno a me le poltrone sono popolate di gay di tutte le età: bambini gay, adolescenti gay, uomini gay, anziani gay, preti, commessi viaggiatori gay.
La capa dell'azienda di modelli seduce il cameriere gay ballando, ma lui non è mica tanto contento, ma già che c'è balla in mutande anche lui sul letto, fa delle prese e lei scavalla sempre le gambe. Infine ci sta e fanno sesso ancora ballando mentre la scena ruota.
Il cameriere diviene un modello. Dei chirurghi (sempre gli stessi ballerini con guanti blu) lo aiutano sempre in braghe di mutande a diventare bellissimo (ballando) e poi gli stessi chirurghi (?) lo rivestono di grigio.

Tutti zompano sul palco facendo altre foto, l'ex-cameriere diventa famosissimo e va a teatro a vedere un balletto di danza classica, poi zompa anche con il ballerino. Festona a casa sua, tutti si drogano ballando, fino a che il ballerino di danza classica muore ballando mica tanto.
Per Dorian Gray sarà un lento zompettare verso il totale declino: ballerà con tutti i suoi fantasmi e poi ballerà uccidendo se stesso. Auto-distruzione dirà la recensione il giorno dopo.

Tramite il ballare e il movimento del corpo si rappresenta la vita, le sue azioni e le sue vicende. Rappresentare una scena di ballo ballando non è assolutamente facile; con difficoltà si trasmette al pubblico l'idea del ballare tramite un ballo.
Immancabile scena con il ballerino a natiche scoperte. Gridolini tra i palchi e anche le ragazze sembrano apprezzare.

Uscito dal teatro nessuno balla. Provo a fare io due saltellini in un timido tentativo di svegliare l'energia danzante di tutti ma nessuno mi segue e me ne vado a casa. Mi aspettavo tutti iniziassero ad improvvisare qualcosa di coreografico che mimasse l'ora successiva prima di andare a dormire e l'attività quotidiana del giorno che sarebbe seguito.

Ma ballare fa diventare omosessuali, o tutti gli omosessuali hanno il ballo nel sangue? "No" - risponde un esperto - "se non si balla si diventa etero".

martedì 14 luglio 2009

Sei ciò che ti meriti che sei

I lettori (Club del Barbone Drogato) mi hanno fatto notare come il dare voti in base alla preparazione in seguito ad un esame sia discriminante verso le loro capacità. Siamo tutti uguali davanti a Dio, e anche se fossimo dietro di lui il gioco dell'"Indovina chi sono?" non funzionerebbe.
Ho deciso in futuro di esprimere il voto in funzione dei colori e degli abiti degli studenti. Basta realizzare una tabella che incroci la diversa tipologia di vestiario con il colore dell'indumento. Qualche esempio per l'uomo:
  • pantalone lungo marrone: 30
  • pantalone lungo marrone con camicia blu: 30 e lode solo se e solo se la camicia è bottom down
  • pantalone corto rosa: torni la prossima volta
  • pantalone corto cachi: 21
  • camicia blu senza maglietta della salute: 18
  • polo di colore scuro con pantaloni chiari: 22
  • tuta da ginnastica con pacco che risalta: vada a sturare i bagni
  • vestiti in gradazioni del verde: 26
Per le ragazze altra catalogazione:
  • camicetta e gonna a pieghe: 25
  • vestito da liceale americana: 30 e lode a prescindere
  • completo di Hooters: 30 e lode
  • tuta da ginnastica con pacco che risalta: si vergogni pervertito
  • jeans a vita bassa: 26
  • jeans a vita alta e basta: 26
E se i ragazzi capissero col tempo l'utilizzo della tabella e si vestissero di conseguenza per avere i voti più alti?
Successivamente vi sarebbero ragazzi vestiti per avere voti inferiori e voti medi. Ragazzi vestiti per essere bocciati. La tabella sarebbe migliorata nel dettaglio e sempre aggiornata. In poco tempo non sarebbe più la tabella a descrivere le tipologie di persone ma sarebbero le persone stesse a rappresentare la tabella nelle sue varianti. Basterebbe così per me seguire la tabella e dare agli studenti i voti che si meritano, senza discriminazioni.

Ma perché il funerale di Michael Jackson è stato in diretta tv, mentre per quello di Bach Johann non c'è nemmeno una foto?

giovedì 25 giugno 2009

Come mangiare più torta?

Mi mamma quando sono a casa è tutta contenta di farmi trovare tutto pronto per pranzo e cena: "Si sta meglio vero a non cucinare?". "Si mamma, anche se poi non è così spiacevole farsi da mangiare qualcosa di buono mentre i coinquilini aprono scatolette direttamente dentro al piatto". "Hai ragione, caro, la sofferenza altrui molte volte è l'ingrediente segreto del buon mangiare".

Un po' come guardare il telegiornale a tavola con il sadico gusto di chi cerca la gente che soffre, in ordine:

1. Guerra in Paese molto remoto (forse immaginario)
2. Calamità naturale causata da un violento peto (forse di Dio)
3. Saldi del dopo Natale

Oppure è piacevole far da mangiare ad una ragazza, in particolare frittata con contorno di patate al forno. Piatto sublime. La prima volta che la inviti è tutta contenta e meravigliata delle tue poliedriche capacità (l'altra è riparare freni della bicicletta non a forcella). La seconda volta che la inviti e ritrova la frittata con patate al forno cerca di ricordarsi se è capitata a casa vostra lo stesso giorno della settimana.
La terza volta guarda sospetta dentro al frigo mentre lo apri furtivamente: "Ma tu non mangi altro?".
La quarta volta, o quella che sarebbe stata la quarta volta, si fa negare al telefono da un uomo con barba (cosa parecchio sospetta con i cellulari) ed esce a baciarsi con un bell'impiegato di seconda fascia del Mac Donald.

Per ovviare alla vostra incapacità di preparare nuove pietanze, invitate ogni volta una ragazza diversa.

Quando qualcuno mi porta una torta in appartamento e non sono l'unico a doverla condividere, addentando la prima fetta inizio ad osservare quello che stimo essere il mio maggior concorrente all'azzanno.

Lo guardo mentre mastica, poi scendo con lo sguardo fino alla sua pancia. Repentino lo guardo ancora negli occhi. Nel mentre (lui se ne è accorto, è già a disagio) inizio piano a portarmi una mano alla pancia e la gratto noncurante. Facendo ciò osservo nuovamente la pancia dell'avversario.

Il gioco è fatto. Vedo lui che inizia prima a prendere morsi più piccoli, poi cambia stanza per finire la torta in tutta fretta, beve due bicchieri d'acqua e se ne fugge in camera, probabilmente a piangere mentre prova a fare flessioni.

Risultato: la restante torta è praticamente tutta mia. Se provate voi stessi il soggetto in questione potrebbe per prima cosa arrivare a sottolinearvi: "Guarda che ho portato la torta per tutti, mangiala pure!" E magari ve lo dice proprio mentre la state tagliando. Successivamente porgervi fette di torta alla fine del vostro pasto (gesto di gentilezza inusuale dato che solitamente ci si da reciproche mestolate sul naso). In casi estremi potrebbe giungere a voi il patetico lamento del "Per piacere mangiatela tutta! Finiscila! Che Dio abbia pietà di me. E della mia pancia".

Tale tecnica di sopravvivenza deriva dall'uomo preistorico, la quale è stata appresa fin dalle sue origini da scimmia (cioè da fango o costola per chi sia cristiano).
"Buga, buga, quella banana ti va tutta sui fianchi!"
"Buga, buga, in effetti sono pieno, mi sono lussato una spalla per raccoglierla, ma finiscila pure te, non ne voglio più"
"Buga, se insisti"
"Buga"
Spirito dei tempi. L'eterno iniziare va bene per chi non sa fare il medio gioco?

mercoledì 27 maggio 2009

Sinistra?

Mi trovo seduto al bar di Strà in piazza Marconi (gestito da cinesi), vedo che passa la ragazza delle fioreria che si affaccia sul parcheggio e le chiedo: "Ti piaccio ancora se inizio a fare culturismo pesante?". Penso di aumentare il mio peso di 80 chilogrammi e inizio a fare competizioni serie anche a livello internazionale. Lei corre via, forse perplessa.

Frequentare i bar delle piazze dei paesi (numero di abitanti inferiore ai 2 mila) è una forma di turismo lento e rilassante. Il problema principale consiste nel raggiungere il paese. Una volta usciti dall'autostrada si devono chiedere indicazioni dato che il satellitare non è previsto dal turismo lento. Arrivi alla macelleria e chiedi informazioni. Lì ti dicono di andare sempre diritto, poi giri a destra al secondo semaforo dopo la chiesa e attraversi il ponte. Tutto contento rientri in macchina, baci gagliardo la ragazza che hai vicino, e ripeti le indicazioni fingendo che lei ti possa aiutare. Ti rimetti sulla strada: non ci sono semafori, né chiese né tanto meno ponti. Persino non vi è più la destra, gli abitanti sembrano tutti mancini. Allora ti fermi, e chiedi nuovamente indicazioni.
Le nuove indicazioni sono totalmente discordanti dalle prime; ora c'è un passaggio a livello, il campetto sportivo e il ferramenta di suo zio (da parte di madre). Seguo le seconde ma con rammarico, in quanto mi sembra di tradire il primo che mi ha dato informazioni.
Percorro la strada, arrivo al passaggio a livello, lo attraverso e vedo un uomo in lontananza. Fermo l'auto. E' il macellaio: "Lei non sta seguendo le indicazioni che le ho dato! Ha fatto di testa sua", sempre più arrogante, "ha chiesto indicazioni ad altri: ha tradito la mia fiducia." E scoppia in lacrime quell'uomo fragile.

Tutto sommato ne vale la pena perché una volta arrivato impari una lezione morale. Se dai bar del paese rubi le sedie poi non te ne fai nulla. Le sedie da bar sono esclusivamente da bar. Inutile rubarle di notte quando il bar è chiuso e portartele a casa, magari per adornare il cortile. Sono fatte esclusivamente per i bar, solo li hanno una parvenza di comodità: nel tuo cortile non puoi che starci scomodo, meno che mai se le metti in cucina. A nessuno viene mai nemmeno in mente di rubare le sedie dei bar.

Rivedo la ragazza delle fioreria che mi ha seguito sfruttando il passaggio di un pulmino della scuola. Da un finestrino, capelli al vento, mi grida: "Quali pesi pensi di comperare? Il culturismo... ricordi?".

Pesi, chi ha mai parlato di pesi?

venerdì 15 maggio 2009

Vecchio pazzo

Nel paese di Coronella c'era una strada chiusa per lavori.
Un signore, oltre i 60 anni arriva con la sua auto e si ferma in mezzo alla strada. Rallenta e poi scende.
Davanti a lui vi sono gli operai che stanno facendo i lavori.
Altre auto si accodano a lui, vedono i lavori in corso (segnaletica speciale a fondo giallo, rete arancione, una scavatrice pesante), fanno inversione con l'automobile e tornano indietro per la strada prima percorsa.

Il signore con il cappello lascia la portiera aperta, percorre a piedi i 50 metri che lo separano dalla linea di delimitazione dei lavori, richiama l'attenzione degli operai e parlotta con loro.

"Ci sono i lavori, dureranno varie settimane, tubature, una deviazione verso l'altra strada provinciale e poi tutta la segnaletica da rifare. Le conviene tornare indietro, non finiremo certamente entro poche ore...", sorride l'operaio ritornando alla pala.

Il signore decide di rimanere: "E io aspetto". "Faccia ciò che vuole! Vecchio pazzo", borbotta l'operaio.

Il signore aspetta, i lavori procedono. Ogni tanto rientra in macchina per dormire un po' o si ripara quando fuori la notte riprende a rinfrescare l'aria. Una signora, la moglie, gli porta delle buste con cibo e acqua da bere, qualche maglia e biancheria pulita che il signore si cambia frettolosamente in auto sui sedili anteriori. A volte il signore condivide il suo cibo e un po' di vino con gli operai. Gli operai mostrano le foto dei loro figli al signore.

Passano quattro mesi e i lavori sono finiti.

La municipale più volte durante questo tempo è passata incuriosita, ma non infastidita ha lasciato l'uomo sulla sua strada praticamente indisturbato.

Gli operai ripuliscono la strada, mentre la segnaletica verticale viene ripristinata da altri operai. La strada è sgombra, "prosegua pure vecchio pazzo, abbiamo finito".

"Non so più dove dovevo andare", fa marcia indietro per qualche metro, gira l'auto incerta e ritorna da dove era venuto.

sabato 2 maggio 2009

Paolo si è fermato a Codigoro

Mi trovo a Codigoro a fare lezione. Lasciamo stare. Almeno a pranzo sono solo e vado a mangiare un panino al bar "Snack Bar" immerso tra la nebbia al di là della strada.
L'idea iniziale era quella del bar della piscina, ma il pungente odore di cloro mi ha fatto fuggire (ricordarsi di scrivere un post su io che devo imparare a nuotare e succedono le solite cose al limite della sfiga completa in cui devo risultare però simpatico e originale).

Ci siamo io, il barista ricciolo e il matto del paese in tutta blu da operaio. Ne ha 7 uguali per ogni giorno della settimana; il giorno del suo compleanno gira nudo. Entra la postina e lui le chiede "Che per caso oggi lei era in via Lanzoni sulle dieci?". Lei: "No, non faccio quella zona". Lui tutto mogio mugugna.
Faccio l'errore di osservare indifferente la conversazione che porta ad uno scambio di occhiate tra me e lui.
Capisco subito di essere spacciato e mi affretto ad ingollare il panino tiepido con gli occhi bassi.

- "Ma te sei quello del Consorzio dei veterinari ovini?", parlando accelerando la frase sul finale.
- "No guardi, io sono qua di passaggio, me ne sto andando."

- "Mmmm, ma te l'hai visto ieri il Grande Fratello."
- "No, scusi, ma ero fuori con la fidanzata."

- "Si, vabbè che c'hai la morosa te?" e ride storto.
- "Si! Si!"

- "Te sei scemo te!"

Io rido e butto gli occhi sul giornale. Hanno già fatto il rebus.

- "E come si chiama?"
- "Come si chiama chi?"

- "La morosa come si chiama?"
- "Senti, non è vero, non ho la morosa ma sto lavorando sulla questione."

- "Vabbè se la trovi usciamo a quattro?"
- "E con chi?"

- "Con me e la mia morosa, andiamo qua al Palazzetto a vedere la pallavolo femminile?"

Sicuramente è tra gli inviti migliori del mese e lo prendo in considerazione sul serio.

giovedì 2 aprile 2009

Intolleranza oggi

In merito a tutte le cose il nostro atteggiamento è riassumibile in tre classi:

- Classe 1: ne voglio ancora di più, mi piace troppo
- Classe 2: non ne voglio più, mi basta
- Classe 3: ne voglio di meno, non mi piace

Quanto vi piace il gelato?

Classe 1: ingordi
Classe 2: moderati
Classe 3: non vi piace il gelato (o cicciotti bugiardi)

Donne nude?

Classe 1: utilizzatore medio di internet
Classe 2: marito imbolsito
Classe 3: Comunione e Liberazione fuori dal matrimonio, a luce accesa

Voi quanto siete intolleranti verso gli extracomunitari?

Classe 1: non intollerante
Classe 2: intollerante medio
Classe 3: intollerante ideale

Riflettendo su questo, e su come risolvere il problema del preservativo, faccio l'assistente ad un parziale di filologia dantesca. I miei compiti consistono in:

1) Classificare le ragazze dalla più bella alla più brutta:

Castana riccia con orecchini
Mora con maglietta viola
Biondina troppo magra
Rossa un po' strana
Altro

2) Camminare tra i banchi per osservare il colore delle mutandine delle ragazze.

3) (Riconoscibile come culto della materia) fare la classifica del colore delle mutandine:

Viola
Bianco (due)
Rosa
Verde

4) Guardare con sguardo di biasimo gli studenti che si scambiano occhiate in quarta e terza fila: fagli capire che ho capito che stanno copiando ma sono talmente buono, magnanimo e giovane che non li prendo a calci in culo.

Sembro quasi un bravo insegnante. A tal punto che la sera per festeggiare ordino una pizza. Me la consegna un extracomunitario.

Per fare il super generoso invece di 6 euro e 20, gli do tutti i 50 centesimi. Chiudo il portone e sento che mi bussa. Convinto che mi voglia ringraziare per la generosa mancia (caspita, 30 centesimi non sono mica così pochi!) oppure voglia fare quello orgoglioso che magari mi fa notare che gli ho dato più del dovuto e vuole fare la parte di chi mi deve per forza ridare il resto. Atteggiamento in presenza del quale, guardandolo con una magnanimità da sovrano illuminato, gli direi "Tieni pure il resto", accennando un sorriso con occhi semi socchiusi in segno di grande empietà.

In realtà gli avevo dato solo 3 euro e 50 e mi ribadisce che erano 6 e 20. Mi affretto a scusarmi e a dargli altri 3 euro.
A tal punto l'atto della mancia svanisce miseramente. Sta già filando via con il motorino che gli grido "Tieni pure il resto bravo ragazzo". La vicina abituata pressoché a tutto chiude gli scuri rumorosamente.

Intanto ho risolto il problema del preservativo con il Papa, verrà esemplificato nel suo prossimo discorso all'Africa: "Voi del terzo mondo non avete l'anima quindi potete usare il preservativo. Anche le scimmie possono usare il preservativo. Anzi, devono, pena l'acquisto automatico dell'anima e perciò di tutti gli oneri ad essa connessi."

domenica 15 marzo 2009

Hobby per tutti

"Che nome ha detto?"
"Franchini, Paolo Franchini"
"E che numero devo segnare?"
"0544 4*****"
"Ma non e' il numero dal quale sta chiamando?"
"No, chiamo da una cabina del telefono."
"Esistono ancora? Quante bottiglie vuole?"
"6 casse di naturale Levissima."
È una burla. Ordino acqua in bottiglie di vetro ad altri indirizzi e non mi scoprono mai. Lo faccio per passione, per hobby. Fa ridere? Non tanto, e soprattutto non più di quanto faccia ridere l'idea di comprare acqua minerale in bottiglia quando viene a costo quasi zero dal rubinetto. E il residuo fisso?
Mi nonna comperava sempre acqua in bottiglia tramite ordinazioni telefoniche: le piaceva chiacchierare con il fattorino e farsi vedere dai vicini mentre chiacchierava con il fattorino.

Se voglio un hobby, non per forza deve essere la corsa o il tennis o le ronde.
Mi viene in mente di fare come hobby lavori comunali. Ad esempio compro un sfalciaerba professionale: non ho erba nel giardino quindi decido di tagliare quella delle aiuole della mia via il giorno prima che inizino i lavori ufficiali da parte del comune. Ho un informatore nell'ufficio che si occupa del verde pubblico. Taglio tutta l'erba della strada vestito con il giubbino professionale e la maschera per gli occhi. Il giorno dopo gli operai si trovano a spasso e probabilmente mi fanno arrestare per esercizio abusivo della professione di giardiniere pubblico. Art. 1016 C.P.

Vado oltre e penso ad incatramare le strade, di notte quando la strada praticamente non viene mai percorsa. Incatramo le strade che hanno i buchi o l'asfalto a mosaico, oppure anche quelle che non ne hanno bisogno, non ha importanza. Risulta uno strato sovrapposto alla strada e gli automobilisti sembrano semplicemente più alti del normale e si fanno belli con quelli sul marciapiede (alti come il giorno prima).

Scrivere opuscoli per la chiesa sarebbe un altro hobby molto bello. Santo della Settimana: San Romualdo. Sconfisse i creditori pagani con la parola della Bibbia. Fu lapidato mentre cercava di convincere un epicureo a digiunare il venerdì. Il figliul prodigo tornò a casa. Il vitello grasso, conscio della fine che avrebbe fatto, fuggì dalla casa del padrone. Dopo un anno ritornò il vitello grasso. Per festeggiare il padrone fece uccidere il figliul prodigo che tanto furbo non era.

Piero Angela ha scoperto un autoritratto di Leonardo, nascosto da una lista della spesa. La lista riportava:
aniraf
enitsub ni otiveil
(eratnevni ad) ivitavreserp

Dall'autoritratto si vede chiaramente che Leonardo era gay perché si è autodisegnato con un foularino molto ambiguo. Ora essere gay va di moda, quindi Leonardo torna ad essere di moda e diventa una icona gay come Spongebob.
Inoltre il bue e l'asinello della capanna di Betlemme erano entrambi gay, e lo si capisce da come si guardavano.

Innamorarsi superficialmente è un hobby facile e senza impegno:
"Quanto sei alta?"
"Beh, circa un metro e ottantaquattro."
"Ti amo."
"Stronzo superficiale."

"Quanto sei alta?"
"Uno e settantadue."
"Non ti amo."
"Stronzo superficiale."
"Ho cambiato idea ti amo comunque."
"Sei un tesoro."
Ascoltare le telefonate dei morosi e' un altro hobby molto bello:
. . .

"Anche a me mancano tanto queste cose..."
. . .
"Tu pensi? Tranquilla, si, tanto. Ci penso sempre."
. . .
"Ma figurati cara se sono queste le cose che mi importano di te."
. . .
"Si anche io, siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda pasticcino."
. . .
"Mi manchi tanto!"
. . .
"Figurati, veniva dal cuore."
. . .
"Butta giù te per prima!"
ovviamente bisogna immaginarsi come sia stato il dialogo:
"Ciao, speravo fosse una chiamata per un'offerta Vodafone, che delusione..."
"Anche a me mancano tanto queste cose..."

"Ma pensavo, ti piacciono le mie grandi labbra?"
"Tu pensi? Tranquilla, si, tanto. Ci penso sempre."

"Sai piccolotto, vorrei parlarti ogni tanto dei miei sentimenti"
"Ma figurati cara se sono queste le cose che mi importano di te."

"Penso che stiamo assieme solo perché non troviamo entrambi di meglio..."
"Si anche io, siamo proprio sulla stessa lunghezza d'onda pasticcino."

"Facciamo sesso come sempre questo fine settimana?"
"Si in auto, ma penso che verrò un po' prima questa volta."

"Non mi fai più ridere come una volta..."
"Mi manchi tanto!"

"Eh, eh, questa si che era divertente."
"Figurati, veniva dal cuore."

"Butto giù io per prima!"
"Butta giù te per prima!"
La realtà può essere anche peggio.

Sarebbe bello trarne una sceneggiatura e poi un film ed infine un libro: "L'uomo che incatramava le strade (di notte)". Si conclude con l'uomo che abbandona la città per andare ad incatramarne un'altra città e tutti lo salutano "Grazie uomo che incatramavi le strade (di notte) per averci insegnato ad amare!" Musiche originali di Allevi. Plin plin.

lunedì 23 febbraio 2009

La pulizia perfetta

Una volta a settimana si pulisce casa. Ma in realtà non sempre, perché ci si dimentica, si deve studiare, ci sono tette e culi in televisione e per rispetto li si sta cordialmente a guardare. Poi c’è la wireless rubata dai vicini e le ragazze dentro i siti fanno fatica a tenere addosso i vestiti.
Allora praticamente non si lava casa da uno o due mesi, ma per voi e per gli amici non sembra esser mai un problema.

Avete saputo che una ragazza vi deve venire a trovare? È giovedì e arriverà martedì dopo. La ragazza si fa premura di informarvi (una telefonata, una mail, un sms, un telegramma cantato) che è allergica alla polvere, agli acari, ai capelli caduti per terra e al non farsi la doccia per una settimana. In presenza di polvere, acari o capelli caduti avrà attacchi di asma che causano mal di testa, assenza di desiderio sessuale e altri attacchi di asma in un circolo vizioso.

Avete sei giorni per pulire almeno la vostra stanza, potete tranquillamente fare con comodo.

È martedì, avete fatto con comodo: potevate pulire un po’ ogni giorno ma c’erano sempre quei culi e quelle tette...
Arriva tra due ore. Controllate l'armadietto dei detersivi: spray verde per pulire il forno e tavoletta deodorante per il wc. I detersivi per pavimenti si riconoscono perché hanno un profilo più sensuale.
Vi sentite spacciati? Leggete oltre!

Lavare la camera
Prendete una scopa. È quella cosa con il manico, non vibra e ha delle setole alla fine. Si, quello ha le setole ma è uno spazzolino. No, quello non è uno spazzolino nonostante vibri. Ok, quella è la scopa. Attaccato in fondo vi è un gatto del vicino. Prendete la scopa e mettetela dentro la doccia, aprite l’acqua e bagnate la scopa. Passatela umida per la stanza: raccoglierà tutta la polvere come se aveste prima spazzato e poi passato lo straccio: queste cose non le dicono mica in televisione, le tengono semplicemente per loro.
Buttate via la scopa prima che vi scoprano gli altri. Risultato garantito.

Per togliere la polvere dai mobili utilizzate l’asciugacapelli. Serve per togliere almeno un paio di settimane di sedimentazione di polvere. Le particelle di polvere volano tutte nell'aria ma per ricadere totalmente impiegano almeno una decina di ore, senza contare quelle che vengono inalate dai vostri polmoni e che si sottraggono quindi al bilancio totale della polvere. Più ne respirate meno ritornerà sui mobili. Chiamate perciò i coinquilini in camera con un pretesto.

Lavare il bagno
Tubo della doccia con acqua bollente. La passate su tutti i sanitari. Il bagno ovviamente si allaga quindi fate defluire l’acqua giù per le scale. Le urla dei vicini non sono un problema. Parlano una strana lingua apparentemente senza parole. I sanitari vanno asciugati con gli strappi di carta igienica. La carta da giornale non va bene in quanto macchia con l’inchiostro. Fidatevi.

Lavare la cucina
Partita persa in partenza. Stordirete la donna con il vostro potere sessuale e non penserà al cibo.

In generale la filosofia è pulire dove si può vedere lo sporco. Dove non si vede lo sporco, una scopa che spazza non pulisce.

Lei deve arrivare di sera. Guadagnate la stazione con 5 minuti di anticipo e sorridete. No, quello è il pene non un sorriso. Presentatele una casa con poche luci: effetto romantico e non si vede lo sporco.

Fate pero’ attenzione alle domande a trabocchetto che potrebbero rovinare tutto:
- "Tesoro, per lavare hai utilizzato il benzio-metil-sgrassatore della Sprattex?"
- "Conigliuccia, si certo è il migliore sul mercato."
- "Quello con vitamina D, o quello senza?"
- "Mmmmm, con?!"
- "Posso vedere il flacone?"
- "No, l'ho utilizzato tutto, va via come il pane."

L'avete fatta franca anche questa volta, siete i soliti scaltri! Se ne sta per andare e voi volete gioire con lei sbeffeggiandola, ma questa volta senza sesso. Entrate in camera, lei è sdraiata sul letto: “Sai Carla, non te ne eri accorta, ma ho lavato male da cani! Visto che non sei stata male con gli acari? Carla? Carla...”

Non respira più?
Prendete un sacco nero e una scopa bagnata...

martedì 10 febbraio 2009

Uno otto due

In settimana si è festeggiato il compleanno della coinquilina che viene dalla Germania. Io adoro i compleanni, perché sono fatto così, sono una persona che ama le candeline, le canzoni di auguri e i regali. Poi si sta assieme a tanta gente e si ride e si scherza e si sorride un sacco. Il cibo mi piace e i bicchieri sono simpatici.
In particolare questa volta mi è piaciuto più di tutti, perché un sacco di amiche tedesche sono venute a farle visita. Io mi sono ritrovato la cucina piena di splendide ragazze che preparavano da mangiare. Sono arrivato in anticipo a casa rispetto agli invitati, mi siedo e le guardo che si aggirano con piatti e zucchine tra la sala e i fornelli. Il paradiso divenuto dimora cittadina. Tutte bellissime e non so veramente che dire.

Una è alta un metro e ottantadue centimetri, in Germania come in Italia. Praticamente una linea, un tratto di carboncino che parte dalla terra, arriva con anse e promontori fino al cielo, sopra le nuvole, fa due giri intorno ai cherubini, dice ‘Ciao’ a San Pietro, e ritorna a Terra. Io sono li che la aspetto. Uno e ottantadue senza tacchi. Una sorta di musa di una razza superiore, che mi guarda dall'alto al basso, una superdonna protesa verso l'Empireo.

Ora ogni donna non sarà più la stessa, non la guarderò con gli stessi occhi: questa qui è uscita dalla pagine pieghevoli profumate delle riviste di moda da sala da aspetto, per diventare carne e capelli e occhi lassù in alto. Non riesco a dialogare con lei, parlo solo superficialmente della sua altezza. Ma le parole si perdono e si confondono nel raggiungerla. Onestamente non credo mi stesse veramente sentendo.

Mi incute timore la Signora Gigantessa. Non posso parlarne con la gente in giro. Ho visto in internet (ma di questa roba parlerò in separata sede) che un mio amico (leggi conoscente di tanto tempo fa quando non ero ancora così figo e bello) attualmente ha una moglie e tre figli, o tre mogli e un figlio di tre anni. Roba del genere che non ho ancora totalmente chiara per una questione di mentalità sbagliata. Non ne posso certamente parlare con lui, cosa mai gli potrei confessare al telefono? "Senti, si io tutto bene, ma sai c’è un a ragazza di un metro e ottantadue, si, senza scarpe, che non finisce più, le sue gambe sono come Gesù, si, hai capito bene Gesù, e in più c'è il peccato ma nessuno te ne fa una colpa."
E lui cosa mi risponderebbe? "O cielo, abbandono la famiglia! Sicuro, uno e ottantadue?" - "Si" - "Ok, mollo tutto".

No, non ne posso certamente parlare con la gente, non capirebbe. Quella ragazza poi mi mangia. E' alta, uno e ottantadue. Senza scarpe, nuda.

giovedì 29 gennaio 2009

Entrecôte, trotta trotta cavallino

Appena arrivato a Parigi trovo Carla Bruni all'uscita del nastro dei bagagli. Non credevo ne' di conoscerla ne' che con la sua importanza si permettesse di girare da sola per la Ville. Si e' presentata lei perché onestamente non l'avevo poi tanto riconosciuta. Vista in televisione o nelle foto, tutta elegante e di lungo vestita, sembra quasi una donna diversa. Io invece in foto o di persona vengo bello uguale e alcuni si confondono anche.

Devo andare in centro con la metropolitana. Anche lei era venuta con i mezzi pubblici quindi facciamo il tragitto insieme: sono circa 40 minuti. Lei ha un abbonamento illimitato, mentre io devo andare a trafficare con le macchinette per farmi sputare fuori il cartoncino bianco magnetico.
Cosa ha da dirmi? Tutta contenta del matrimonio, le cariche non ufficiali pubbliche e il marito e' gentile e premuroso, ma la questione dei bidet non va. Non ci sono bidet in nessun bagno di casa e lei onestamente essendo nata in Italia vi era abituata. "Voglio divorziare!" sbotta guardandomi disperata. La faccio calmare perché la gente ci sta iniziando a osservare sospetta, dato che gesticoliamo animosamente e questa bella donna vestita da parigina che fa ampi movimenti con le mani desta curiosità. Mi stupisco che qualcuno non la riconosca come moglie del Signor Presidente, ma ripeto che io non l'avrei riconosciuta con tutta la buona volontà.

L'idea del divorzio era onestamente malsana e non motivata. Sono preoccupato perché continua a parlare dei bidet, di come si stava bene con i bidet italiani, della doccia che non e' la stessa cosa, e di varie cose che mi mettono anche un po' in imbarazzo. "Signora Carla, se ne faccia installare uno a casa vostra!", dico io, soluzione banale. "No, fosse facile", risponde la bella Carla, "mio marito dice che poi si viene a sapere tra gente della sicurezza, che poi parla a casa, i famigliari chiacchierano al mercato rionale e i giornalisti ci marciano su per settimane."

Altra sua idea bislacca: "Chiedo l'impeachment, mio marito viene destituito e torniamo a fare vita privata in Italia". Tutto questo per un bidet mi sembra esagerato. Al più le suggerisco di pensare a trasferire la capitale al confine con l'Italia, soluzione estrema ma se deve andare al bagno in 15 minuti di auto si trova in un bagno italiano con il bidet, magari a Bardonecchia. Magari alla dogana alla lunga avranno qualcosa da redire, ma per lei un occhio lo possono pure chiudere.

Lei non e' totalmente convinta, ma il treno e' finalmente arrivato e ci salutiamo cortesemente e un po' freddi. Dopotutto io praticamente nemmeno la conoscevo e per quale assurdo motivo la moglie del Presidente della Repubblica francese mi viene a parlare di bidet con tutto quello che ho da fare?
Mi manda un sms il giorno dopo, con su scritto che le ha fatto piacere parlare con me, e forse ho ragione nel voler essere cauto in questa situazione. Ancora non le ho risposto perché non so più che dirle.

Il giorno dopo all'ufficio oggetti smarriti, ritrovo spostata di scrivania la ragazza con il grande naso. La amo ancora come non ho mai amato nessuna ragazza dell'ufficio oggetti smarriti di Parigi.
La sera torna a casa verso le sette e nel vestirsi occupa tutto l'ufficio. Si mette la lunga sciarpa camminando, rovescia la testa per sistemare i lunghissimi capelli. Con ampi movimenti delle braccia, un mulino a vento che respinge le mie occhiate, infila il trench nero. Manica sinistra poi manica destra mentre i suoi stivali neri puniscono con i severi tacchi il pavimento per essere stato ricoperto senza gusto da moquette blu mare.
Vorrei i sui vestiti fossero infiniti, chili di strati di vestiario che la possano ricoprire di soffici stoffe. Ma la immagino nuda davanti al letto in ritardo che si riveste. I gesti sarebbero gli stessi, e forse anche il mio sorriso nell'ammirarla.
Oh Dio dei cieli! Quel naso! Tua e' la Perfezione e la Gloria dell'Universo. Schiller hai sbagliato. Volevi spiegarci che nell'errore, e non sopra le stelle, Tu abiti?

domenica 11 gennaio 2009

Il post più bello

Quando me ne torno a casa sul treno vi sono due opzioni: posto isolato dal mondo per leggere o dormire con il libro aperto appoggiato sulla pancia, posto vicino ad una ragazza (o gruppetto di ragazze liceali) per leggere o dormire con libro aperto appoggiato sulla pancia sperando che si innamorino di me per qualcosa che dovrebbe essere una sorta di fascino che emano solo per il fatto di essere presente e non fare nulla di particolare, e mi invitino ad un'orgia (nel caso del gruppetto) dentro al bagno del treno.

Ovviamente dicendo liceali scherzavo, ah ah ah, quindi leggete pure universitarie. Ora lo correggo.

Quando me ne torno a casa sul treno vi sono due opzioni: posto isolato dal mondo per leggere o dormire con il libro aperto appoggiato sulla pancia, posto vicino ad una ragazza (o gruppetto di ragazze universitarie fuori corso) per leggere o dormire con libro aperto appoggiato sulla pancia sperando che si innamorino di me per qualcosa che dovrebbe essere una sorta di fascino che emano solo per il fatto di essere presente e non fare nulla di particolare, e mi invitino ad un'orgia (nel caso del gruppetto) dentro al bagno del treno.

Oggi ho Thomas Mann in mano e cerco un posto da quattro. Incredibilmente ho entrambe le opzioni disponibili essendovene uno a lato di un altro posto da quattro, con vecchietta che guarda il panorama (principalmente campi arati, campi con casetta, cimitero di paese tra i campi) con una strana aria di rimpianto e compassione per il mondo che a fianco di lei corre così veloce. Più verosimilmente non vede al di la' delle sue cataratte, in fondo senza tanto rimpianto. L'altro posto e' a fianco di una ragazza che si trastulla con il cellulare. Lo tiene con ambo le mani, ha un maglioncino di lana a righe, jeans blu e scarpe di quella nota marca che ha il simbolo della Nike. Per riferire tutto ciò ho dovuto guardarla furtivamente facendo finta, prima di dover osservare il paesaggio dal mio lato, e poi, per controllare se effettivamente lo stesso paesaggio sia anche dal suo lato e per caso non si vi sia un baratro che segni la fine del mondo, girarmi dalla sua parte.

Scelta sbagliatissima. Sto coso che ha in mano continua ad emettere una musichetta tipo videogioco anni '80 che va a ritmo con il suo biascicare la gomma. E non la smette benché veda che sono freneticamente impegnato a pigiare con forza per farmi sentire sulla tastiera, mettendo in risalto le mie doti da dattilografo a due mani. Ogni tanto se la ride tra se, ma continua a non guardarmi e se anche lo facesse confido nei suoi occhiali spessi ma graziosi per mantenere il mio anonimato di blogger che scende sul campo.
Deve essere sicuramente il più bel giochetto del mondo per non accorgersi che il fatto di sentire musica e non avere gli auricolari appiccicati al timpano, implichi che anche altri sentano la sua stessa musica.
In questo io sono diverso: se c'è una cosa che mi piace fatico a condividerla con altri, uno perché ho paura che non piaccia agli altri con la mia stessa intensità e quindi passi per ridicolo nel promuoverla con emozioni spropositate, due perché se non piace magari cercano di smontarmela con critiche architettate ad hoc per sminuirmi. Grazie a questo ragionamento non banale non mi vedrete mai in Chiesa, sulla panca con la chiavetta internet a guardare YouPorn.

Allora provo a domandarglielo:
Io (maglioncino rosso): Ma che e' il più bel giochetto del mondo?
Lei (naso a punta): Si, o almeno tra i primi cinque.
Io (incipiente erezione): Ok, giusto per saperlo, continua pure.
Lei (unghie poco curate): Grazie e mastico anche a bocca aperta.
Io (muovendo le pinne del naso): Questa confidenza mi basta e avanza. Non andiamo oltre per piacere.
O almeno cosi' avrei dovuto parlarle. Invece mi limito a scrivere e quasi annoiato e smanioso di relazionarmi mi guardo in giro. Come unico gesto ad uno scambio di sguardi solleva la sopracciglia destra (la sua destra).

Cosa faccio? Le dico "ciao" con un misto di naturalezza e piacioneria? Faccio finta di averla già vista da qualche parte? Faccio un commento generico sul treno, tipo "Oddio quanto sono lenti questi treni regionali?".
No meglio lasciare stare e per le prossime settimane sperare di rivederla convincendomi che se si era veramente innamorata di me, tornerà a prendere lo stesso treno allo stesso posto per potermi incontrare e capire se mi sono veramente innamorato di lei.

Scende a Lavezzola vestendosi di corsa: cappotto nero, berretta bianca, mutandine rosa. Prima mi guarda e mi sorride. Questo basta a rovinarmi la giornata. Inoltre avevo la lampo della patta vistosamente aperta.