giovedì 29 gennaio 2009

Entrecôte, trotta trotta cavallino

Appena arrivato a Parigi trovo Carla Bruni all'uscita del nastro dei bagagli. Non credevo ne' di conoscerla ne' che con la sua importanza si permettesse di girare da sola per la Ville. Si e' presentata lei perché onestamente non l'avevo poi tanto riconosciuta. Vista in televisione o nelle foto, tutta elegante e di lungo vestita, sembra quasi una donna diversa. Io invece in foto o di persona vengo bello uguale e alcuni si confondono anche.

Devo andare in centro con la metropolitana. Anche lei era venuta con i mezzi pubblici quindi facciamo il tragitto insieme: sono circa 40 minuti. Lei ha un abbonamento illimitato, mentre io devo andare a trafficare con le macchinette per farmi sputare fuori il cartoncino bianco magnetico.
Cosa ha da dirmi? Tutta contenta del matrimonio, le cariche non ufficiali pubbliche e il marito e' gentile e premuroso, ma la questione dei bidet non va. Non ci sono bidet in nessun bagno di casa e lei onestamente essendo nata in Italia vi era abituata. "Voglio divorziare!" sbotta guardandomi disperata. La faccio calmare perché la gente ci sta iniziando a osservare sospetta, dato che gesticoliamo animosamente e questa bella donna vestita da parigina che fa ampi movimenti con le mani desta curiosità. Mi stupisco che qualcuno non la riconosca come moglie del Signor Presidente, ma ripeto che io non l'avrei riconosciuta con tutta la buona volontà.

L'idea del divorzio era onestamente malsana e non motivata. Sono preoccupato perché continua a parlare dei bidet, di come si stava bene con i bidet italiani, della doccia che non e' la stessa cosa, e di varie cose che mi mettono anche un po' in imbarazzo. "Signora Carla, se ne faccia installare uno a casa vostra!", dico io, soluzione banale. "No, fosse facile", risponde la bella Carla, "mio marito dice che poi si viene a sapere tra gente della sicurezza, che poi parla a casa, i famigliari chiacchierano al mercato rionale e i giornalisti ci marciano su per settimane."

Altra sua idea bislacca: "Chiedo l'impeachment, mio marito viene destituito e torniamo a fare vita privata in Italia". Tutto questo per un bidet mi sembra esagerato. Al più le suggerisco di pensare a trasferire la capitale al confine con l'Italia, soluzione estrema ma se deve andare al bagno in 15 minuti di auto si trova in un bagno italiano con il bidet, magari a Bardonecchia. Magari alla dogana alla lunga avranno qualcosa da redire, ma per lei un occhio lo possono pure chiudere.

Lei non e' totalmente convinta, ma il treno e' finalmente arrivato e ci salutiamo cortesemente e un po' freddi. Dopotutto io praticamente nemmeno la conoscevo e per quale assurdo motivo la moglie del Presidente della Repubblica francese mi viene a parlare di bidet con tutto quello che ho da fare?
Mi manda un sms il giorno dopo, con su scritto che le ha fatto piacere parlare con me, e forse ho ragione nel voler essere cauto in questa situazione. Ancora non le ho risposto perché non so più che dirle.

Il giorno dopo all'ufficio oggetti smarriti, ritrovo spostata di scrivania la ragazza con il grande naso. La amo ancora come non ho mai amato nessuna ragazza dell'ufficio oggetti smarriti di Parigi.
La sera torna a casa verso le sette e nel vestirsi occupa tutto l'ufficio. Si mette la lunga sciarpa camminando, rovescia la testa per sistemare i lunghissimi capelli. Con ampi movimenti delle braccia, un mulino a vento che respinge le mie occhiate, infila il trench nero. Manica sinistra poi manica destra mentre i suoi stivali neri puniscono con i severi tacchi il pavimento per essere stato ricoperto senza gusto da moquette blu mare.
Vorrei i sui vestiti fossero infiniti, chili di strati di vestiario che la possano ricoprire di soffici stoffe. Ma la immagino nuda davanti al letto in ritardo che si riveste. I gesti sarebbero gli stessi, e forse anche il mio sorriso nell'ammirarla.
Oh Dio dei cieli! Quel naso! Tua e' la Perfezione e la Gloria dell'Universo. Schiller hai sbagliato. Volevi spiegarci che nell'errore, e non sopra le stelle, Tu abiti?

domenica 11 gennaio 2009

Il post più bello

Quando me ne torno a casa sul treno vi sono due opzioni: posto isolato dal mondo per leggere o dormire con il libro aperto appoggiato sulla pancia, posto vicino ad una ragazza (o gruppetto di ragazze liceali) per leggere o dormire con libro aperto appoggiato sulla pancia sperando che si innamorino di me per qualcosa che dovrebbe essere una sorta di fascino che emano solo per il fatto di essere presente e non fare nulla di particolare, e mi invitino ad un'orgia (nel caso del gruppetto) dentro al bagno del treno.

Ovviamente dicendo liceali scherzavo, ah ah ah, quindi leggete pure universitarie. Ora lo correggo.

Quando me ne torno a casa sul treno vi sono due opzioni: posto isolato dal mondo per leggere o dormire con il libro aperto appoggiato sulla pancia, posto vicino ad una ragazza (o gruppetto di ragazze universitarie fuori corso) per leggere o dormire con libro aperto appoggiato sulla pancia sperando che si innamorino di me per qualcosa che dovrebbe essere una sorta di fascino che emano solo per il fatto di essere presente e non fare nulla di particolare, e mi invitino ad un'orgia (nel caso del gruppetto) dentro al bagno del treno.

Oggi ho Thomas Mann in mano e cerco un posto da quattro. Incredibilmente ho entrambe le opzioni disponibili essendovene uno a lato di un altro posto da quattro, con vecchietta che guarda il panorama (principalmente campi arati, campi con casetta, cimitero di paese tra i campi) con una strana aria di rimpianto e compassione per il mondo che a fianco di lei corre così veloce. Più verosimilmente non vede al di la' delle sue cataratte, in fondo senza tanto rimpianto. L'altro posto e' a fianco di una ragazza che si trastulla con il cellulare. Lo tiene con ambo le mani, ha un maglioncino di lana a righe, jeans blu e scarpe di quella nota marca che ha il simbolo della Nike. Per riferire tutto ciò ho dovuto guardarla furtivamente facendo finta, prima di dover osservare il paesaggio dal mio lato, e poi, per controllare se effettivamente lo stesso paesaggio sia anche dal suo lato e per caso non si vi sia un baratro che segni la fine del mondo, girarmi dalla sua parte.

Scelta sbagliatissima. Sto coso che ha in mano continua ad emettere una musichetta tipo videogioco anni '80 che va a ritmo con il suo biascicare la gomma. E non la smette benché veda che sono freneticamente impegnato a pigiare con forza per farmi sentire sulla tastiera, mettendo in risalto le mie doti da dattilografo a due mani. Ogni tanto se la ride tra se, ma continua a non guardarmi e se anche lo facesse confido nei suoi occhiali spessi ma graziosi per mantenere il mio anonimato di blogger che scende sul campo.
Deve essere sicuramente il più bel giochetto del mondo per non accorgersi che il fatto di sentire musica e non avere gli auricolari appiccicati al timpano, implichi che anche altri sentano la sua stessa musica.
In questo io sono diverso: se c'è una cosa che mi piace fatico a condividerla con altri, uno perché ho paura che non piaccia agli altri con la mia stessa intensità e quindi passi per ridicolo nel promuoverla con emozioni spropositate, due perché se non piace magari cercano di smontarmela con critiche architettate ad hoc per sminuirmi. Grazie a questo ragionamento non banale non mi vedrete mai in Chiesa, sulla panca con la chiavetta internet a guardare YouPorn.

Allora provo a domandarglielo:
Io (maglioncino rosso): Ma che e' il più bel giochetto del mondo?
Lei (naso a punta): Si, o almeno tra i primi cinque.
Io (incipiente erezione): Ok, giusto per saperlo, continua pure.
Lei (unghie poco curate): Grazie e mastico anche a bocca aperta.
Io (muovendo le pinne del naso): Questa confidenza mi basta e avanza. Non andiamo oltre per piacere.
O almeno cosi' avrei dovuto parlarle. Invece mi limito a scrivere e quasi annoiato e smanioso di relazionarmi mi guardo in giro. Come unico gesto ad uno scambio di sguardi solleva la sopracciglia destra (la sua destra).

Cosa faccio? Le dico "ciao" con un misto di naturalezza e piacioneria? Faccio finta di averla già vista da qualche parte? Faccio un commento generico sul treno, tipo "Oddio quanto sono lenti questi treni regionali?".
No meglio lasciare stare e per le prossime settimane sperare di rivederla convincendomi che se si era veramente innamorata di me, tornerà a prendere lo stesso treno allo stesso posto per potermi incontrare e capire se mi sono veramente innamorato di lei.

Scende a Lavezzola vestendosi di corsa: cappotto nero, berretta bianca, mutandine rosa. Prima mi guarda e mi sorride. Questo basta a rovinarmi la giornata. Inoltre avevo la lampo della patta vistosamente aperta.