martedì 24 novembre 2009

Bonsai

Questo uomo coltivava bonsai; aveva iniziato a coltivarli da quando era andato in pensione, esattamente un anno dopo essere andato in pensione. Prima aveva i nipoti ai quali pensare, poi se ne era francamente annoiato e iniziò a coltivare i bonsai. Il primo bonsai lo comperò al mercato, in un vasetto di terracotta grezza dipinta di verde: un olmo. Poi ne aveva creati alcuni lui a partire da piantine nate da seme, o sfruttando talee di altri alberelli di amici. Nel giro di un paio di anni il terrazzo si popolò di qualche quercia, abeti, faggi e piccoli bonsai da frutto, con piccoli frutti in miniatura. La moglie diceva che lui era semplicemente scemo. La moglie morì e lui le piantò un bonsai anche sulla tomba, ma senza cattiveria.

All'uomo con gli anni calò la vista e le forbicine sempre più a fatica riuscivano a tagliare i rametti da potare, mentre le pinzette lavoravano grossolanamente sui rami da piegare al disegno delle sagoma desiderata.
Involontariamente, se prima i bonsai risiedevano in vasetti da un pugno di terra e argilla, iniziarono ad essere trasferiti in vasi circolari dal diametro di decine di centimetri.
Il vecchio acquistò un terreno in campagna, lontano dal centro abitato con una casa rustica e calda. Visto che inciampava tra i vasi, soprattutto quando la luce proveniva dall'incerto tramonto, decise di trasferire la sua collezione fuori, a terra. Prese la zappa e scavò buche nel terreno: due ampi passi una buca, due passi e una buca, e così via, fino al confine a rete verde della sua proprietà.
A volte delle macchie si sovrapponevano tra lui e l'orizzonte del suo terreno: erano macchie più contenute di quelle che divoravano l'immagine del televisore o le foto di famiglia, ma decise che più sarebbero state le foglie verdi e i rami marroni, minori sarebbero state in proporzione le macchie nere.
Parlò con il suo vicino di casa. Più che un dialogo fu una trattativa. Il figlio disse che era matto, ma nulla poté. Acquistò la proprietà del vicino e del vicino del vicino, confinante anche sulla destra. Alcuni ragazzi lo aiutarono a piantare a terra piante che venivano da semi e risiedevano in vasi.
I ragazzi si divertivano ad aiutarlo perché poi a casa i genitori li picchiavano.

Faceva colazione e poi andava in giro tra le piante. E si faceva buio o forse solo per lui era buio. A volte era caldo, altre volte l'aria era fresca ma sopportabile. Non sempre riusciva a tornare a casa per la sera e nemmeno per la mattina dopo. Le piante non avevano un reale ordine, erano piante, tutte diverse ma simili e non sempre familiari. Le strade per la casa erano molte ma sempre poche tra gli infiniti percorsi in mezzo alle piante che si potevano tentare durante le ore.
E con maggiore frequenza conveniva rinunciare al ritorno e rimanere. Sedersi contro un tronco e aspettare la luce per ricevere almeno una direzione.
La foresta creata dall'uomo non aveva più bisogno delle forbici, delle mani o della vanga dell'uomo. La foresta gettava i suoi frutti, i suoi semi al vento e rigenerava se stessa espandendo i suoi perimetri. I rami si intrecciavano con altri rami, creando alte cupole di foglie impedendo al sole di raggiungerne le radici.

La casa non era più all'estremità della proprietà, ma era in mezzo alla foresta, o comunque al suo interno. Anche l'uomo, per quanto a tentoni inciampasse tra le radici di quelli che erano stati piccoli esercizi di pazienza, si trovava sempre al centro della foresta.

Le radici iniziarono a sollevare i pavimenti della casa e distrussero muri, mentre i vetri venivano frantumati da rami spezzati. I frutti delle piante,  acerbi, non raramente velenosi, davano uno scarso nutrimento all'uomo.

E per l'uomo, ridotto alla quasi cecità, ottenebrato da una nebbia senile, che stesse vivendo oramai da mesi tra una foresta buia e cordiale, o che le piante fossero ancora i bonsai del suo balcone e la sua statura si fosse ridotta a quella di un ditale da cucito, poca differenza poteva oramai fare.

giovedì 19 novembre 2009

martedì 3 novembre 2009

Libra di maggio

Visto che mi sento pienamente integrato in ogni ambito letterario, vi segnalo l'ultimo numero (maggio...) di questa pubblicazione universitaria di Ferrara (Libra) nella quale trovate un mio articolo, pienamente inquadrato tra le problematiche dei giovani universitari, i temi sociali cari agli studenti di Giurisprudenza e i rettangoli grigi.

Donne, orsetti gommosi e me stesso.