venerdì 28 dicembre 2012

mercoledì 28 novembre 2012

Le memorie di Yves Montand

Vorrei dire come sono andate le cose. Vorrei parlarne perché la scena del nostro incontro come la si è vista descritta dappertutto... noi che ci vediamo, le colombe che volano, una passeggiata per la città, la pioggia improvvisa... è solamente un'immagine della stampa.
La realtà è più semplice e più bella.

Arrivo tardi, subito dopo cena. Sono stanco per il viaggio e vado a dormire nella mia stanza. Riemergo solo per mangiare.
Sono a tavola, con Jacques Prevert e Fracois Truffaut. Charles Baudelaiere entra con una donna. Lei è a piedi nudi, vestita da gitana con una gonna a fiori e puzza.

Jacques e io soprassediamo. Truffaut lascia il tavolo.

La trovo incredibilmente truccata; truccata come ci si truccava all'ora, abusando del rossetto sulle labbra, sulle guance e sulle orecchie, dove poi lo si lasciava infilato dentro.

Penso sia un peccato tingere una bocca simile e soprattutto conciarsi come dei mentecatti.

L'ambiente è molto disteso e gioviale. Bob (che prima quando elencavo le persone era al bagno), per asciugarsi le mani ancora umide si mette al piano e attacca una musica che tra 40 anni sarà un classico mentre al tempo suonava più o meno come Einaudi.

Suona divinamente bene. Inizio a cantare e mentre canto guardo quella donna e sento che non le sono indifferente... lo sguardo... il modo di socchiudere gli occhi... un Calippo divorato furiosamente...

Scambio delle banalità con lei, Simone Signoret. Entro in quel gioco fintamente disinvolto in cui gli sguardi esitano di incrociarsi. Ci parliamo di spalle guardando le toilette ai lati opposti dell'ampia sala.
Torno a mezzogiorno e mangiamo insieme dentro ad un solo piatto e senza posate. Mi offro di pagare il coperto che nei ristoranti macrobiotici è più costoso del cibo.

Dopo pranzo Simone e io rimaniamo soli e riprendiamo quella non conversazione della sera prima. Avrei potuto dire qualsiasi cosa: lei l'avrebbe presa comunque per un complimento. Le dico che ha il sedere sproporzionato e per illustrarle il concetto le disegno sopra la gonna bianca, a carboncino, una proiezione cartografica di Mercatore.

Dopo due ore devo dirle: "Stefania - è la prima volta che la chiamo Stefania e non essendo il suo nome è anche l'ultima - mi dispiace ma questa sera canto al Conservatoire e devo riposarmi almeno una mezz'ora.

"Può riposarsi da me", mi dice, "ho un appartamento in città".
E tac, come sempre è lei, la donna, che prende l'iniziativa. E come sempre sono rimasto di stucco.
Solo in seguito ho scoperto il profondo pudore di Simone verso il sesso anale in chiesa sull'altare durante le celebrazioni dei battesimi.
Allora abbiamo visitato la sua casa che ho trovato molto gradevole. Abbiamo fatto... la siesta... è stato fantastico e non ci siamo più lasciati, almeno per 3-4 minuti.


Lei aveva un altro; io anche, ovvero un'altra. Per me è stato più facile, ma lei era sposata. Le ho detto di scegliere ma lei ha risposto di avere una figlia. Io le ho chiesto se era maggiorenne. Lei ha voluto chiudere.

Ad una certa età la questione non è più quella di tradire, la questione è che ti accadono delle cose quando eri sicuro che tutte le cose fossero già accadute, come in un romanzo di uno scrittore famoso.
E in parte ti sbagli, perché le cose nella vita accadono tipo in un libro di Fabio Volo. Rilegato dentro ad una copertina sbagliata.

giovedì 18 ottobre 2012

Alfred c'est moi

Si riconduce un po' tutto a come quando vado al bar per pranzo e il barista dietro al bancone non conosce il mio nome. "E tu Giovanni cosa vuoi?", "Ah, professore, il solito anche oggi?", "Alessia, tutto bene con Ale, ti scaldo il riso ai quattro formaggi?".

"E per te?"

E di me non sa che lavoro faccio e non sa soprattutto come mi chiamo. Ok, magari si ricorda come voglio che mi faccia i panini, oppure il fatto che sia una eccezione, che raramente ammetto, l'usare pane con sopra semi incastonati, ma non conosce il mio nome.

Ovviamente l'informazione del mio nome in qualche modo avrebbe dovuto arrivargli e immagino solitamente sia risultato di chiacchierate con il barista, appoggiando il gomito destro sul tavolo mentre con il sinistro ampiamente sollevato si porta la tazzina del caffè alla bocca.

Allora mi sforzo di farmi notare. Vado a mangiare con Giovanni e insisto affinché lui dica ad alta voce il mio nome: "E quindi PA-O-LO, hai risolto quel problema del quale mi parlavi?". Stampo cartellini di una finta conferenza e li metto con l'apposito laccetto al collo, a Giovanni e a me, stravolgendo la classica regola del formato "Cognome, Nome", oppure "COGNOME, Nome", in un improbabile "NOME, cognome", magari contando che potrebbe essere stato un errore di inversione di campi in un qualche foglio di calcolo.

Ma gli arguti stratagemmi non sembrano funzionare. Poi un giorno, mi domanda cosa prendo e mantiene dei puntini di sospensione finali, questi

. . .

che si aspetta io completi con il mio nome. Io colgo la palla al balzo, mi alzo leggermente sulle punte delle scarpe per spiccare da dietro la vetrinetta della paste e con un sorriso affabile dico "Alfred" e a ruota gli elenco cosa infilare dentro a due ciabatte.

Lui mi guarda perplesso e fila nel suo bugigattolo a fare i panini.

Dopotutto, ho pensato velocemente, cosa cavolo me ne frega che questo sconosciuto con evidente alopecia conosca il mio nome. Mi fa dei miseri panini con prodotti comperati al discount, arrivando a farmi spendere un intero buono pasto per mangiare insaccati affettati grossi, che è noto facciano male alla salute (vuoi per l'apporto di grassi, vuoi per il sale che contengono) e pretende anche di sapere il mio nome.

Sì magari diventiamo amici, il fine settimana ci rechiamo insieme a vedere il mare d'inverno mentre mi fa un elenco dei nomi buffi che ha utilizzato per i suoi animali domestici fin da quando era piccolo. Poi andiamo a mangiare in compagnia, tutti in fila, in una tavolata con tovaglia di carta, cellulari a destra del bicchiere e doppio giro di amari.
La gente è proprio disperata.

lunedì 10 settembre 2012

E' IL MIO TURNO

In vista dell'agosto, quando non lavoro, ferie degli uffici permettendo, mi tengo da parte tutte le faccende burocratiche, accumulandole con perizia nei mesi precedenti: Pubblico Registro Automobilistico e ACI per bolli, CUP per prenotazione visite mediche a caso non invasive, Anagrafe, Archivio Storico e Registro di Stato per completare il mio albero genealogico nell'800.

Prendo il numerello dal distributore elettronico o cartaceo da rosticceria, mi siedo vicino al tavolino delle riviste e inizio a sfogliare quello che mi capita sottomano. I giornali vecchi non meritano attenzione e dedicare loro tempo farebbe ingelosire i giornali vecchi che conservo da finire di sfogliare per poi finire impilati per quando si imbianca; prediligo i settimanali su carta patinata e generalmente si trovano sono quelli che accompagnano i quotidiani.

Leggo tutti questi articoli che parlano di attualità, del mondo in via di sviluppo, la posta del cuore, un teatro che ha riaperto con le sedie al posto del palcoscenico e il palcoscenico dove si trovava la platea, le ricette con gli avanzi del pandoro.

Quando arriva il mio numero, faccio finta di nulla tenendolo nascosto in tasca e mi unisco agli altri nel far vagare lo sguardo alla ricerca di qualcuno che deve essersene andato impaziente prima del suo turno. A volte guardo il numero e sbotto: "manca ancora molto" e sbuffo.
vecchina: "che numero è lei?"
io: "centoenteette"
vecchina: "cosa???"
io: "CENTO-ENTE-ETTE!"
vecchina: "ah, è dopo di me allora"
E così passa la mattina e torno a casa per pranzo. Durante la restante parte della giornata, e le settimane e i mesi successivi mi sforzo di utilizzare alcune delle nozioni apprese da quelle letture caotiche durante le chiacchiere che si fanno con le persone: "i pipistrelli non volano esattamente come gli uccelli e molto ostico è per loro il decollo", "l'infelicità femminile deriva spesso dal pretendere da un uomo di essere non quello che è, ma quello che secondo le donne dovrebbe essere", "Radar Love dei Golden Earring è stata votata come la migliore canzone da viaggio in auto".
Questo mi trasmette la sensazione di non avere sprecato il mio tempo, tra un anno di lavoro ed un altro.



mercoledì 23 maggio 2012

Gnam

Vestito lungo blu, leggins blu ma più scuri, bionda. Dietro alla linea gialla le è passata accanto una bruna riccia con capiente borsa a tracolla. La bionda l'ha divorata senza nemmeno distrarsi dal contemplarsi le mani.
Tutto verso l'alto, il naso, la coppa del reggiseno, le punte delle scarpe.

Un ragazzo ha provato a guardarla, mimando soffuso disinteresse. Gnam! La ragazza lo ha finito in due morsi. L'iphone si è infranto al suolo.
Due altre ragazze hanno tentato in treno: una sfoggiando una frangetta ritorta in alto, un'altra brandendo nozioni sulle opere di Dziga Vertov. Gnam. Gnam. Mollette per capelli rimbalzano sui finestrini e inquadrature di parti naturali mi riaffiorano alla memoria.

Raccolgo una molletta e vedo il suo riflesso sullo schermo del computer. Il suo sguardo riflesso vede il mio. Me ne accorgo e faccio appena in tempo a strizzare violentemente gli occhi. Mi ritrovo comunque con due moncherini al posto delle mani.

Il treno arriva e incapace di voltare pagina premo il viso contro il finestrino. Sento dai sui passi che ha attraversato il corridoio e perciò ho scampato il pericolo.

Uscendo vi è un gradino, poi un paio di passi e una mattonella rotta. Incespica. Il tacco è entrato nel foro, che si è divaricato ingordo, per ingoiarla in un boccone solo. Gnam.

domenica 20 maggio 2012

Terremoto

Ci mettiamo una felpa vecchia da lavori in giardino, carichiamo due valige vuote in auto e andiamo verso il primo campo dei terremotati. Facciamo credere a quelle buone anime della Protezione Civile che siamo in giro da ieri notte, io, lei e un criceto. "Siamo sotto shock: abbiamo girato a vanvera tutto il giorno, senza una meta."
Ci danno una tenda appena montata, io lei e il criceto. Ci sistemiamo dentro. Una zuppa calda, un po' di carne e quelle coperte tanto ruvide che piacciono tanto ai giornalisti dei canali all news.
"Buonanotte!" - "Buonanotte a voi" - "Speriamo non vi siano altre scosse" - "Speriamo Tozzi non abbia ragione". Una volta che tutti spengono le luci, spicchettiamo la tenda, la ripieghiamo e la infiliamo di corsa in auto.
Il giorno dopo è su eBay con base d'asta 55 euro.
Per domani è venduta con PayPal.

venerdì 4 maggio 2012

Porgi l'altra guancia

Pronto, Polizia?
Sì.
Dovete trovare il giovane drogato che ieri notte ha imbrattato muro e portone di casa mia?
Sì.
Il portone appena riverniciato di nuovo: due mani di impregnante e flatting come se piovesse.
Sì.
E il muro fuori tutto bello bianco, quarzite.
Sì.
Sa quanto costa la quarzite al litro?
Sì.
Dovreste arrestarlo, incarcerarlo e riempirlo di botte come ho letto che fate.
Sì.
Per almeno qualche ora.
Sì.
Poi lo scarcerate.
Sì.
Il giorno dopo lo riprendete e altra sessione di pestaggi.
Sì.
Direi di farlo tutti i giorni.
Sì.
Per 5 giorni la settimana.
Sì.
Sveglia alle 7, doccia e poi da voi per le botte.
Sì.
Per una quarantina di anni.
Sì.
Insomma fino alla pensione.
Sì.
Penso che questo possa bastare.
Sì.

mercoledì 18 aprile 2012

Natale

Ero a spasso per la città con una ragazza, e come mi capita ogni anno per le feste natalizie sentivo l'impulso irresistibile di andare a trovare i vecchi nei ricoveri.
Faceva freddo, ci annoiavamo e i ricoveri a Natale non sono poi tanto male e sicuramente infinitamente meglio dei centri commerciali. Tutti pieni di festoni e ghirlande natalizie su muri, appesi tra le porte della sala mensa e attorcigliati alle gambe dei carrellini per deambulare.
"Senti, andiamo al Ricovero Garibaldi, suoniamo e facciamo finta di essere due nipoti in visita. Il primo anziano che vediamo all'ingresso lo abbracciamo chiamandolo nonno."
Visto che la maggior parte dei vecchi di questi ricoveri economici non vede i familiari dal giorno della rimozione dalla casa precedentemente abitata o comunque ha il cervello troppo in pappa per distinguere due mentecatti che si prendono burla di lui dai veri nipoti, dai vari familiari o persino dalle due piante sempreverdi dell'ingresso, non dubitavo un piano del genere potesse funzionare.
"Sì, ma se anche fosse, cosa ci guadagniamo?" Alla domanda stupida, come solo le donne con le tette grandi riescono a fare, ho già la risposta pronta: "Ci sediamo entrambi sulle sue ginocchia e lo ascoltiamo, hai presente quell’attività passiva da fare con le orecchie?!".
"Non sono convinta", ribatte. "Senti - taglio corto - frequentare gli ospizi o girare a zonzo per la città per me è equivalente visto che non sarà mai come potare gli alberi con lo svettatoio che mi ha prestato il vicino".
Eccoci dieci minuti e infinite rughe dopo sulle ginocchia del vegliardo ad ascoltare storie sulla guerra, mentre altri anziani lontani rosicano invidiosi per l'affetto a loro mancante.
Accorgendoci delle imminenti fratture dei femori e consci che gli ultimi due racconti sui partigiani fossero in realtà trame prese da un paio di serie di Un medico in famiglia con Lino Banfi siamo saltati giù e corsi fuori, verso l'ingresso principale, braccati da ossute braccia e stampelle.
Tornati all'aria aperta, con la pungente aria del vicino inverno che contrastava il tepore malsano dell'interno ho pronunciato ad alta voce la riflessione profonda che chiude il pezzo, mentre lei si preparava ad annuire lentamente, ciglia aggrottate, sguardo verso un punto lontano.
"Vedi, andare via da un luogo di sofferenza e imminente morte, ci ha fatto maggiormente apprezzare quello che abbiamo lasciato prima di entrare; un po’ come mio nonno che uscendo dall'ospedale dove era ricoverata sua moglie, evitava l'ascensore facendo le scale a piedi, volando sui gradini. Non trovi?"
E mi ha tirato un calcio nelle palle, sicura di farmi a posteriori cosa gradita.

martedì 14 febbraio 2012

La funzione triangolino


La Natura può essere descritta tramite numeri ed i numeri generalmente sono associati a variabili. Queste variabili sono praticamente infinite e generalmente se ne provano ad utilizzare il meno possibile per descrivere cose non troppo complesse.

Le variabili oltre ad essere in grande quantità, sono anche dipendenti da molti parametri, o da altre variabili, o reciprocamente dipendenti tra di loro. A peggiorare le cose la descrizione dei fenomeni può essere legata a comportamenti caotici. Perciò da qualsiasi causa può generarsi un qualsiasi effetto, ovviamente all'interno di un insieme quasi infinito di eventi.
Ad esempio:
  1. do una sberla da una donna, questa mi denuncia;
  2. do una sberla ad una donna, questa mi bacia appassionatamente;
  3. do una sberla ad una donna, dall'urto si produce un panino guarnito con insalata.
La possibilità 3 risulta essere abbastanza improbabile (non quantisticamente), la 1 e la 2 roba di tutti i giorni. Osservare il fenomeno è una cosa, capirne la relazione causa-effetto un'altra.

Prendiamo ad esempio le relazioni uomo-donna. Sperimentalmente la relazione che intercorre tra la gentilezza, la bontà di un uomoe il numero di donne che riesce ad accaparrarsipuò essere descritta da questa funzione
 
(dove a, b e c sono parametri), esemplificata tramite questo grafico

Prendiamo per illustrare un caso ipotetico relativo a tre soggetti: Davide (D), Cristiano (C) e Pietro (P) e associamo a loro tre punti sul grafico


Davide è un ragazzo molto buono, la sua bontà lo aiuta solo raramente a trovare delle fanciulle consenzienti, quindi alto valore di e basso di . Dal lato opposto Pietro è sempre stato classificato come "stronzo", "egoista", "egocentrico", "insensibile" e principalmente come "pezzo di merda". Tali laconiche descrizioni non vengono solo da amici o dallo stesso Pietro, ma da varie ragazze; perciò il suo punto corrisponde ad un basso valore dima comunque alto di.
Cristiano osservando Davide e Pietro ha recentemente imparato che un po' di sana e violenta cattiveria non ha solo effetti negativi, quindi il suoche prima era unrovinosamente, ora oscilla tra P e D, andando ad intaccare oltre che le sue certezze morali, il solitario intorno del punto P.

Spostandosi a sinistra nelle ascisse, troviamo un massimo teorico oltre il quale inevitabilmente il valorecrolla precipitosamente. In questa zona possono essere posti i vari maniaci sessuali e assassini seriali. Se ad esempio ipotizziamo per Adolf Hitler (H) un valore medio ditendente a zero, vediamo che anche lui comunque aveva un valore non nullo di(Eva Braun ad esempio), valore appartenente alla stessa ordinata di D, nonostante la profonda differenza tra le due relazioni di causa ed effetto

Si può essere buoni ed avere tante donne? No, perché un uomo buono (che) viene lasciato, soffre e non cerca altre donne, oppure la sua relazione dura talmente tanto che gli passa la voglia di cercare altre donne.
Si può essere cattivi ed avere poche donne? Sì, se si tratta di cattiveria sbagliata tipo chi va allo stadio per tirare i sanitari sui giocatori, per quanto non deprecabile possa essere e magari non li centra.
Come si fa a parlare di buona cattiveria? E' quella apprezzata dalle donne: picchiare i rivali in amore, sculacciarle, fare tenebrosi sguardi accigliati, grugnire al momento giusto.

E se si chiedesse il parere ad una donna?




mercoledì 25 gennaio 2012

Cinque bionde

Oggi ero in treno, seduto a fianco a cinque bionde straniere. Avevano valigie con le ruote, tutte vestite eleganti, pettinate bene, un paio di grosse trecce e tanti altri ricci composti, mani curate.

E riflettevo sul fatto, che dopotutto, anche se il treno mi portava al lavoro, la carrozza era sudicia, fuori freddo, il finestrino pieno di spifferi, il vetro gelato, i passeggeri con le cuffie rumorosi... appunto se ti mancano ancora cinque giorni al fine settimana, se la tua ragazza è incinta come se avesse ingoiato una famiglia di bavaresi, se l'auto è sempre ammaccata, se i film con il lieto fine poi non ti spiegano se tutto il tempo restante che i protagonisti passeranno sarà veramente lieto...

Appunto, nonostante tu sia seduto a leggere senza parlare la loro lingua, tu non parli loro, loro non parlano a te ma se le guardi magari ti guardano, se sorridi loro, loro un sorriso lo accennano...


Dopotutto, dicevo, se viaggi con cinque bionde, il viaggio, tutto sommato non può mai essere così male.