giovedì 18 ottobre 2012

Alfred c'est moi

Si riconduce un po' tutto a come quando vado al bar per pranzo e il barista dietro al bancone non conosce il mio nome. "E tu Giovanni cosa vuoi?", "Ah, professore, il solito anche oggi?", "Alessia, tutto bene con Ale, ti scaldo il riso ai quattro formaggi?".

"E per te?"

E di me non sa che lavoro faccio e non sa soprattutto come mi chiamo. Ok, magari si ricorda come voglio che mi faccia i panini, oppure il fatto che sia una eccezione, che raramente ammetto, l'usare pane con sopra semi incastonati, ma non conosce il mio nome.

Ovviamente l'informazione del mio nome in qualche modo avrebbe dovuto arrivargli e immagino solitamente sia risultato di chiacchierate con il barista, appoggiando il gomito destro sul tavolo mentre con il sinistro ampiamente sollevato si porta la tazzina del caffè alla bocca.

Allora mi sforzo di farmi notare. Vado a mangiare con Giovanni e insisto affinché lui dica ad alta voce il mio nome: "E quindi PA-O-LO, hai risolto quel problema del quale mi parlavi?". Stampo cartellini di una finta conferenza e li metto con l'apposito laccetto al collo, a Giovanni e a me, stravolgendo la classica regola del formato "Cognome, Nome", oppure "COGNOME, Nome", in un improbabile "NOME, cognome", magari contando che potrebbe essere stato un errore di inversione di campi in un qualche foglio di calcolo.

Ma gli arguti stratagemmi non sembrano funzionare. Poi un giorno, mi domanda cosa prendo e mantiene dei puntini di sospensione finali, questi

. . .

che si aspetta io completi con il mio nome. Io colgo la palla al balzo, mi alzo leggermente sulle punte delle scarpe per spiccare da dietro la vetrinetta della paste e con un sorriso affabile dico "Alfred" e a ruota gli elenco cosa infilare dentro a due ciabatte.

Lui mi guarda perplesso e fila nel suo bugigattolo a fare i panini.

Dopotutto, ho pensato velocemente, cosa cavolo me ne frega che questo sconosciuto con evidente alopecia conosca il mio nome. Mi fa dei miseri panini con prodotti comperati al discount, arrivando a farmi spendere un intero buono pasto per mangiare insaccati affettati grossi, che è noto facciano male alla salute (vuoi per l'apporto di grassi, vuoi per il sale che contengono) e pretende anche di sapere il mio nome.

Sì magari diventiamo amici, il fine settimana ci rechiamo insieme a vedere il mare d'inverno mentre mi fa un elenco dei nomi buffi che ha utilizzato per i suoi animali domestici fin da quando era piccolo. Poi andiamo a mangiare in compagnia, tutti in fila, in una tavolata con tovaglia di carta, cellulari a destra del bicchiere e doppio giro di amari.
La gente è proprio disperata.