Vorrei dire come sono andate le cose. Vorrei parlarne perché la scena
del nostro incontro come la si è vista descritta dappertutto... noi che
ci vediamo, le colombe che volano, una passeggiata per la città, la
pioggia improvvisa... è solamente un'immagine della stampa.
La realtà è più semplice e più bella.
Arrivo tardi, subito dopo cena. Sono stanco per il viaggio e vado a dormire nella mia stanza. Riemergo solo per mangiare.
Sono
a tavola, con Jacques Prevert e Fracois Truffaut. Charles Baudelaiere
entra con una donna. Lei è a piedi nudi, vestita da gitana con una gonna
a fiori e puzza.
Jacques e io soprassediamo. Truffaut lascia il tavolo.
La
trovo incredibilmente truccata; truccata come ci si truccava all'ora,
abusando del rossetto sulle labbra, sulle guance e sulle orecchie, dove
poi lo si lasciava infilato dentro.
Penso sia un peccato tingere una bocca simile e soprattutto conciarsi come dei mentecatti.
L'ambiente
è molto disteso e gioviale. Bob (che prima quando elencavo le persone
era al bagno), per asciugarsi le mani ancora umide si mette al piano e
attacca una musica che tra 40 anni sarà un classico mentre al tempo
suonava più o meno come Einaudi.
Suona divinamente
bene. Inizio a cantare e mentre canto guardo quella donna e sento che
non le sono indifferente... lo sguardo... il modo di socchiudere gli
occhi... un Calippo divorato furiosamente...
Scambio
delle banalità con lei, Simone Signoret. Entro in quel gioco fintamente
disinvolto in cui gli sguardi esitano di incrociarsi. Ci parliamo di
spalle guardando le toilette ai lati opposti dell'ampia sala.
Torno
a mezzogiorno e mangiamo insieme dentro ad un solo piatto e senza
posate. Mi offro di pagare il coperto che nei ristoranti macrobiotici è
più costoso del cibo.
Dopo pranzo Simone
e io rimaniamo soli e riprendiamo quella non conversazione della sera
prima. Avrei potuto dire qualsiasi cosa: lei l'avrebbe presa comunque
per un complimento. Le dico che ha il sedere sproporzionato e per
illustrarle il concetto le disegno sopra la gonna bianca, a carboncino,
una proiezione cartografica di Mercatore.
Dopo
due ore devo dirle: "Stefania - è la prima volta che la chiamo Stefania
e non essendo il suo nome è anche l'ultima - mi dispiace ma questa sera
canto al Conservatoire e devo riposarmi almeno una mezz'ora.
"Può riposarsi da me", mi dice, "ho un appartamento in città".
E tac, come sempre è lei, la donna, che prende l'iniziativa. E come sempre sono rimasto di stucco.
Solo
in seguito ho scoperto il profondo pudore di Simone verso il sesso
anale in chiesa sull'altare durante le celebrazioni dei battesimi.
Allora
abbiamo visitato la sua casa che ho trovato molto gradevole. Abbiamo
fatto... la siesta... è stato fantastico e non ci siamo più lasciati,
almeno per 3-4 minuti.
Lei aveva un altro; io anche, ovvero
un'altra. Per me è stato più facile, ma lei era sposata. Le ho detto di
scegliere ma lei ha risposto di avere una figlia. Io le ho chiesto se
era maggiorenne. Lei ha voluto chiudere.
Ad
una certa età la questione non è più quella di tradire, la questione è
che ti accadono delle cose quando eri sicuro che tutte le cose fossero
già accadute, come in un romanzo di uno scrittore famoso.
E
in parte ti sbagli, perché le cose nella vita accadono tipo in un libro
di Fabio Volo. Rilegato dentro ad una copertina sbagliata.
mercoledì 28 novembre 2012
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