mercoledì 12 luglio 2017

Il sesso orale come paradigma di un modello della realtà fisica

Edward Norton Lorenz era un uomo tranquillo che amava il suo lavoro. Ogni venerdì era solito tornare a casa un po' prima dall'università dove si occupava di matematica, in particolare di matematica legata alle meteorologia. Era sposato da almeno 20 anni e si vantava di conoscere le donne e con “donne” intendo sua moglie e con “bene” si intende così così. Lorenz aveva l'abitudine, consolidatasi da circa 10 anni, di passare ogni venerdì a prendere un mazzo di fiori e una bottiglia di vino in un supermercato sulla via del ritorno. La consorte, certa della bottiglia di vino e del mazzo di fiori, un'ora prima del suo rientro a casa iniziava a preparare costolette condite in un solido strato di spezie che all'arrivo del marito sarebbero state sfrigolanti in padella, pronte per essere rigirate un'ultima volta un momento prima che i fiori le fossero passati in mano, un bacio le venisse dato in fronte e la bottiglia toccasse il tavolo della cucina. Le cena trascorreva principalmente nell'ascoltare la moglie. La moglie di Lorenz sapeva di essere lasciata parlare, ma la cosa sembrava inorgoglirla quasi quanto i sorrisi del marito tra un boccone e un sorso di vino. Finita la cena i coniugi ascoltavano qualche programma alla radio e poi si ritiravano al piano di sopra, pochi minuti prima delle 22 come era sempre avvenuto negli ultimi 10 anni.

Il lunedì seguente, guidando verso l'università, fumando con un braccio sporto dal finestrino, Lorenz si domandava come mai tre sere prima la moglie avesse voluto onoralo di una appagante sessione di sesso orale, cosa che invece non era avvenuta il venerdì notte ancora precedente, né tre settimane fa, mentre ancor prima fosse accaduta per quattro settimane in serie.

Durante la mattina Lorenz programmò il computer che usava per lavorare (all'epoca i computer erano noiosi e senza faccine buffe) per ottenere un grafico dell'evoluzione temporale di equazioni che rappresentavano un modello semplificato della convezione atmosferica, equazioni che, come sarebbero state conosciute a posteriori, Lorenz usava chiamare equazioni di Lorenz dal nome del loro scopritore, che era lui medesimo.
I dati lentamente macinati produssero un tracciato. Tornato dal pranzo, volle estendere temporalmente il calcolo, e lo fece ripartire usando meno decimali nei dati iniziali in modo da velocizzare l'elaborazione. I grafici dei due risultati dopo pochi decimetri di carta perforata divergevano come le traiettorie di due automobili guidate da Schumacher ora e quattro anni fa. Assodato che il computer non avesse fatto errori grossolani, Lorenz aggiunse alla frustrazione del non conoscere sua moglie l'aggiunta costernazione di non comprendere appieno ciò che lui stesso aveva creato.


Tutto ciò avveniva nel 1963, quando negli ultimi 60 anni la fisica unita alla matematica, aveva già oltremodo infastidito le solide concezioni che per secoli mantenevano salde le boccolute parrucche sui crani degli eminenti scienziati. Se Lorenz avesse avuto modo di discutere con Newton delle sue pruderie matrimoniali o delle sue equazioni quest'ultimo non lo avrebbe capito. Tralasciando il fatto che Sir Netwon tutto preferiva tranne avere a che fare con le donne (commentare la Bibbia, cercare di trasmutare i metalli, odiare in preda ai fumi del mercurio tutti i suoi colleghi), per lui un'equazione relativa ad un fenomeno fisico si prendeva, si rigirava come meglio conveniva e si risolveva come solo un vero matematico d'altri tempi osava fare. All'inizo del secolo Einstein non ci avrebbe fatto capire più niente dello spazio e del tempo, mantenendo comunque un certo determinismo della nostra ignoranza del fenomeno fisico:

"Ti sembra lungo?"
"Non saprei, a che velocità inerziale hai detto che ti stai muovendo?"

dove anche il durare risulta imprescindibile dal sistema di riferimento: negli acceleratori moderni un evento troppo breve per essere misurato viene fatto andare veloce e come per magia sembra durare di più allo scienziato che sta fermo alla stazione osservandolo avvenire, a parte il fatto che non sia magia, ma equazioni. Fino ad arrivare alle meccanica quantistica nella quale non posso sapere nulla di un evento prima di misurarlo e l'atto di misurarlo ne determina la misura, roba che, anche a dirla seriamente davanti ad una lavagna, ti prendono per scemo.
Lorenz che non era uno sprovveduto queste cose le sapeva, ma come aveva imparato alle elementari, la relatività ristretta riguarda le cose piccole piccole che viaggiano a velocità veloci veloci mentre la meccanica quantistica riguarda cose piccole piccole che non sanno nemmeno ben loro se essere particelle o onde. Questo sicuramente non poteva avere a che fare con le sue amate masse atmosferiche, che, benché, costituite da cose piccole (atomi, non particelle: per il lettore distratto le particelle sono piccole piccole), erano descritte da equazioni che nella loro formulazione risultavano molto più vicine al buon Isacco che agli scapestrati fisici dell'ultimo secolo.

Quindi Lorenz cosa aveva sbagliato? Stesso vino, stesso orario di ritorno, stesse costolette, stessa cena, stesse equazioni e stessi dati iniziali? Quasi. Ripetendo la sua simulazione al computer includendo tutti i decimali che si poteva permettere, ottenne un terzo risultato e comprese quello che tutti noi ora chiamiamo nelle conversazioni al bar con gli amici “effetto farfalla” che enunciato in termini chiari anche all'innamorata dell'eroe in canottiera in un film di Hollywood: “cambi di poco la condizione iniziale, il risultato prende una piega imprevista”. Esplosione. Quindi anche in un mondo ideale dove tutti coloro che su Facebook sanno come stanno veramente le cose hanno modo di provare le loro idee, fallire e stare zitti per sempre e dove tutte le equazioni per descrivere la realtà sono definite in un comodo breviario tascabile, impercettibili errori nel definire le condizioni iniziali stravolgono la nostra previsione del futuro. I decimali alle spalle del numero contano, e tanto, quindi anche l'errore che si fa nel misurare: siccome le due cose sono imprescindibili ci troviamo ad essere deterministicamente fottuti.

Lorenz imparò allora una importante lezione morale che sono certo avrebbe voluto condividere: la prima volta che ti porti una tipa a casa è (quasi) un Newton assicurato, dopo 20 anni di matrimonio meglio giocare bene le tue condizioni iniziali.