domenica 22 dicembre 2013

La maratona di New York

Anni fa ho incontrato un ragazzo che avendo saputo di un mio viaggio negli Stati Uniti ci ha tenuto a farmi sapere di essere stato circa nello stesso periodo negli Stati Uniti a correre la maratona di New York, aggiungendo anche un "Peccato non esserci incontrati".

Trascurando il fatto che eravamo in coste opposte, in settimane diverse e gli americani sono tanti e troppi i turisti, mi ha fatto sincero piacere sapere che abbia acquistato un biglietto aereo, prenotato un albergo, fatto una valigia, un check-in e tutte quelle cose che si fanno all'estero come le foto o i paragoni.

Poi ho controllato nel sito web della manifestazione, così, per curiosità. Ho fatto una ricerca per nome in quell'anno, una ricerca negli anni limitrofi, una ricerca del suo cognome in tutte le maratone di New York di sempre. Una ricerca su google del suocognome+new+york.
Niente. Lui non ha mai corso ufficialmente questa maratona. Magari non escludo che fosse veramente a New York in quel periodo, che abbia visto la manifestazione da lontano da uno Starbucks ingurgitando ciambelle color seppia, o che abbia indossato i braghini confondendosi tra la folla, ma non l'ha sicuramente corsa da partecipante ufficiale.

Dopo circa 8 anni, visto che ero orizzontale sul divano a contare gli insetti morti dentro la plafoniera, mi sono chiesto cosa lo avesse spinto a dirmi una bugia tanto inutile: invidia per il mio viaggio? voglia di protagonismo? confusione mentale?

Mi sono distratto nuovamente a contare gli insetti morti, poi sono sono tornato alla domanda iniziale ed infine ho capito che semplicemente mi aveva detto una gran vaccata. Auguri!



sabato 16 novembre 2013

Le mie vacanze

Questa estate abbiamo fatto la vacanza di quanto avevamo 22 anni, però l'abbiamo fatta  32.

La direzione è stata il nord, dove ci sono le bionde e i racconti improbabili al ritorno, con gli zaini da ottanta litri, le giacche impermeabili piene di chiusure, i calzettoni di spugna e le carte di credito con circuito internazionale.
Siamo andati a dormire in ostello, dove le lenzuola si noleggiano e il cuscino è soffice di peli pubici altrui, con il cucinotto in camera e il supermercato un'isolato lontano. Poi siamo andati a mangiare ogni santo pasto al ristorante, lasciando mancia proporzionale alla lunghezza delle gambe e richiedendo per vezzo la ricevuta.
Nel frattempo, tra la consegna dei bagagli all'andata e l'atterraggio del ritorno, ci siamo lamentati di tutto. Le scarpe che fanno male e il cibo che ha un sapore diverso dal nostro ristorante con ampio parcheggio del venerdì sera.
Abbiamo pagato tutto tanto, visitando musei sofisticati dove i materiali edili imitano la natura e passeggiando con sarcasmo tra gli asiatici in fila per tre.
A metà viaggio si sono contati i giorni prima del ritorno rimpiangendo forma e altezza del WC di casa.

Magari improvvisare una domanda sulle nefandezze di Hirst alla hostess del museo in pausa pranzo non può esser considerato brillante, ma non si fraintenda: le città erano tutte molto carine, pulite e ordinate, poi comunque le bionde c'erano e sono sempre più belle sfocate da lontano. Purtroppo saltavano veloci da un locale all'altro, parlando un inglese nettamente più veloce del nostro, leggere di 10 o più anni con il peso altrove giusto da non lasciarci in pace.
Come dicevo le scarpe ai piedi facevano male, tutto il giorno in giro ci si stanca, "andiamo a dormire un po' prima che domani ci svegliamo presto e magari cerchiamo un locale che faccia la pizza con il bordo alto".
Poi tornati a casa andiamo a fare aperitivo alla multisala, così siamo direttamente lì per il film.

Viaggiare è cambiare tazza sulla quale stare seduti.



giovedì 14 novembre 2013

100% lycra

Mi trovato ad un ufficio del cimitero di Padova. Mi capita spesso quando ho un po' di tempo libero di frequentare cimiteri, uffici afferenti, anagrafi o archivi storici.
Ero li seduto in attesa ed entra questo signore, anziano tipo un vecchio, distinto come un giocatore di golf non americano.

Si avvicina ad un addetto e con grande riserbo, smorzando un po' il tono della voce e gli pone il suo problema: il suocero sta schiattando in casa di riposo, non ha lasciato disposizioni ma loro lo vogliono cremarlo.

L'addetto gli ha allora illustrato la procedura, le formalità ed i costi abbastanza irrisori. Il signore sembrava soddisfatto e mentre prendeva qualche appunto su un foglio di carta piegato in quattro con una penna dal sapore di vecchia scrivania con ripiano in vetro, ha alzato la testa e con candore ha chiesto se poteva già avviare la pratica per la cremazione.

L'impiegato lo ha guardato tra l'incredulo e il divertito, rispondendogli: "Ma non possiamo sapere quanto altro tempo il Signore voglia concedergli!". Il signore senza maiuscola si è giustificato dicendo che oramai doveva rimanere poco da vivere al suocero essendo veramente questione di giorni e, lievemente seccato, che se era proprio il caso di aspettare avrebbe atteso e sarebbe ritornato.

Prima di andarsene l'addetto gli ha lasciato un opuscolo dove si consigliava di abbondare nella somministrazione di prodotti alcolici, cioccolatini al rum, tiramisù con rosolio e di mostrare preferenze verso gli abiti sintetici.


giovedì 3 ottobre 2013

Giustificazione

"Elena non ha potuto fare i compiti perché ha avuto mal di testa"
Firmato ...


"Scusa vecchia signora"
Firmato ...

mercoledì 7 agosto 2013

Sbam

"Rimpiango, amaramente, tutti i sederi
che non mi sono voltato a guardare"
Card. Ersilio Tonini (1914 - 2013)


Parlare, criticare i luoghi comuni e la gente che passa. Guardare negli occhi, ogni tanto, non sempre. Lo scherzo e la battuta, la frase seria e lo sfoggio di cultura dal libro appena letto.
Il tentativo, riuscire o mancare.
Casella vuota o casella annerita. Il fallimento che nel ricordo vale più della riuscita.

I lunghi discorsi davanti al portone di casa, con la gente che passa e sembra quasi ammiccare al tuo prossimo successo. Il successo di un bacio che ti può bastare.
La miriade di persone nel tuo stesso istante:  niente di originale, pagine da romanzo, già lette.

E forse è questa l'idea di ciclicità e di immortalità del sesso, o almeno una delle sue idee. Il primo bacio, a casa per una tisana. L'imbarazzo della posizione orizzontale. Tutto che finisce e il sonno. Risvegliarsi, senza un cellulare o con un nome vago in mente. La mente subito alla lista. Più uno.

E poi finiscono le possibilità e rimane la lista. Lista di nomi, luoghi e situazioni da sfogliare mentalmente come trionfo o come fallimento. Lista di fallimenti per definizione.

Come con mio nonno quando giravamo per la città e mi indicava i luoghi e le ragazze.
"Alla fine ognuna ha scoperto l'altra e mi hanno lasciato tutte."
"Ma poi hai conosciuto la nonna."
"Appunto, mi hanno lasciato tutte. Sono rimasto solo e con la nonna."

Domanda: Quando sarai anziano, pressoché morto, cosa ricorderai? Cosa vorrai salvare?
Risposta: "Salvo l'istante dell'intesa, quando hai capito che ce la puoi fare, ma ancora non hai fatto nulla, sono solo sguardi e ampi respiri, ricchi di ossigeno come gli sbadigli, e il tempo si dilata come quando stai per fare un incidente in auto. Sai dove stai per arrivare e assapori tutto l'intervallo di tempo che ti resta. E poi: sbam. Pezzi di veicolo che volano per l'aere sparsi e la lamiera che si accartoccia come carta di cioccolatini dove tu ne sei il ripieno."




mercoledì 24 luglio 2013

L'ispirazione

Prima ero in treno, in piedi in una carrozza di seconda classe. Fra i tanti che pigiavano sul cellulare, un ragazzo alla mia sinistra scorreva messaggi intervallati da foto di una ragazza, che  mostrava seno e vagina e sedere in varie pose.

Le foto venivano da un autoscatto verso uno specchio, come mostrava il riflesso del flash.

Il ragazzo ha scorso più volte la lista delle foto dal basso verso l'alto e dall'alto verso il basso. Poi è passato a scrivere un messaggio: con l'aiuto del correttore ortografico ha messo giù qualche lettera, cancellata, una parola, cancellata, una frase quasi completa, cancellata. E' tornato più volte indietro alla lista di messaggi, si è soffermato su qualche foto, ulteriormente ingrandita e visionata nei dettagli.
Ha riaperto il messaggio, ci ha pensato ancora un po' e ha scritto sicuro: Certo che sei proprio un gran figa, corredato da tre punti esclamativi.

Lo ha inviato. Ha bloccato il cellulare e palesemente soddisfatto ha inforcato gli occhiali da sole e si è assopito, perché l'ispirazione si insegue, può tardare a venire, ma quando giunge appaga pienamente.



sabato 13 luglio 2013

La spedizione perfetta

Sono entrato alla posta con questo enorme scatolone, portandolo a fatica su per i tre gradini e urtando la porta automatica.
L'ho posato pesante vicino alla cassa 1 delle spedizioni per prendere il mio numero. Ho appoggiato un gomito sul lato corto del pacco guardandomi in giro, vistosamente compiaciuto.

Successivamente è entrato un uomo con poca barba e una maglietta aderente sulla pancia, con un misero scatolo. Un pacco che teneva stretto contro il fianco. L'indirizzo era scritto a mano con un pennarello su un foglio da blocco per appunti a quadretti, fissato ad un lato con del nastro adesivo trasparente; il foglio quadrettato aveva una vistosa piega. Il pacco era destinato a New York.

"Patetico: il mio pacco va in Giappone", ho provato a comunicargli con un sonoro colpo di tosse, mentre il mio A4 in Times New Roman trionfava tra le strisce marroni del nastro adesivo. "Il mio pacco è quasi al limite della misure massime consentite per una spedizione internazionale", volevo sottolineare strisciando lo scatolone verso di me. "Ben 16 chilogrammi", sembrava trasmettere il leggero dondolio smorzato che volutamente causavo al pacco urtandolo lievemente.

Ne ho spedite di lettere, cartoline ad amici in Italia, cartoline a mia madre dalla Svizzera, cartoline a me stesso, pacchi in giro per l'Europa, una volta un plico imbottito verso gli Stati Uniti pieno di fogli: ma mai mi ero spinto così lontano.
La scatola è perfetta, un parallelepipedo di cartone a doppio strato; gli spigoli tutti rinforzati con il nastro. Dentro della plastica con le bolle protegge il contenuto, ignaro del lungo viaggio.

Arriva il mio turno, dopo almeno 20 minuti. Avevo già i moduli compilati, fotocopia del codice fiscale e dichiarazione doganale in tre copie. Tutti i dati vengono inseriti al computer, il costo per la spedizione pagato e la bolla incollata sul pacco.

Me ne sto per andare, la porta si apre, mi volto, torno indietro, l'impiegata alza gli occhi, io le sorrido per tranquillizzarla, mi chino e abbraccio il pacco sapendo che non lo avrei mai più rivisto. Una lacrima si affaccia agli occhi di alcune persone presenti.



mercoledì 3 luglio 2013

Scuola 2.0

L'altro giorno dovevo tenere una classe per due ore. Un prima di piccole pidocchiose pubertà. Pensavo di inventarmi il gioco dei 30 minuti del bimbo-legato-imbavagliato e la tipica mezz'ora del chattate-su-facebook-con-50enni-che-si-fingono-giovani, attività classiche dell'insegnante medio del laboratorio di informatica.

Poi ho pensato, magari potrei fare qualche cosa che nessun insegnante farà mai con loro. Ci mettiamo tutti attorno alla cattedra e cerchiamo di pensare a quali siano i problemi della scuola, come mai la loro età sia sempre tanto ostica e tali difficoltà vengano spesso trascurate da noi adulti.
Perché il mondo dei "grandi" è così lontano (avrei fatto le virgolette in aria con indice e medio uniti) e le rispettive voci si perdono in una nube di incomunicabilità generazionale?
Insomma come deve cambiare la scuola per venire incontro alla mutazione della società moderna? Sono le strutture inadeguate o lo sono gli stessi docenti? Permettere a vecchie insegnanti in menopausa con tute da ginnastica di entrare nello spogliatoio femminile con una scusa qualsiasi segue abbastanza le linee guida del Ministero?

Alla fine ho lasciato perdere: ho paragonato la faccia del più brufoloso alla cartografia lunare, con tanto di contributo video tramite Lavagna Multimediale proiettato in volto, e li ho guardati sbeffeggiarlo per i rimanenti 45 minuti: adorabili canaglie. Avrò i miei 10K like di gloria da Tema caldo su repubblica.it?

giovedì 28 marzo 2013

Le domande degli studenti #2


Prof?

Sì Minaldi?

Posso uscire 20 minuti prima.

No Minaldi.

Ma ho l'autobus che se lo perdo poi devo aspettare un'ora. E piove.

No Milandi. Sei sotto la mia responsabilità: se esci e ti fai male poi sono io che vado in galera. Poi chi li sente i tuoi genitori?

Ma dai Prof... che esagerato... sì poi magari esco, prendo una macchina del tempo, vado indietro nel tempo e uccido mio nonno. Poi come lo spiega ai miei?

Milandi?

Sì Prof?

Vai pure.

mercoledì 20 marzo 2013

La trilogia degli animali: il merlo

Ciao, sono un merlo.

Me ne sono accorto. Hai un nome?

No, non usiamo i nomi; ho un mio suono.

Quale?

Questo: twinkl.

Twinkl?

Sì, qualcosa del genere. Ho notato che lasci in giardino questo pane per noi uccelli.

Ho visto che voi lo mangiate. Vi piace?

Personalmente lo mangio, non mi piace particolarmente, ma in assenza di altro può far comodo.

Continuerò a mettervelo a disposizione allora.

Facciamo così, se tu fai un richiamo con la bocca noi veniamo a mangiarlo e ti camminiamo festosi accanto ai piedi.

Che tipo di richiamo?

Questo: twinkl.

E' il tuo nome?

No, il suono è diverso.

Twinkl?

Fai battere la lingua contro il palato.

Twinkl...

Quasi. Comunque fai questo suono quando butti il pane, noi capiamo e arriviamo a mangiare. A noi merli ricorda il suono degli altri merli.

Ma se sapete che il suono lo sto facendo io, perché dovreste farvi ingannare?

Fai questo suono e basta, ci va bene così, tanto sappiamo che tu non sei un merlo.

E se lo faccio e vi do da mangiare, ho anche tre desideri da esprimere o cose del genere?

Che idiozia, sono un merlo.

Sì ma stai anche parlando.

Twinkl!

venerdì 8 marzo 2013

Un uomo compatibile con il mio pH

...e prima del mio ex stavo con questo tipo, miliardario, aveva una barca, più che una barca era un veliero. Sono stata io e la mia amica l'intera estate da lui dalla parte delle Eolie. Tutta gente fantastica. In quegli ambienti conosci persone incredibili. Siamo stati assieme, che ne so... circa 5 o 6 mesi: vivevo da lui, mi aveva dato un intero piano per me e dormivamo separati.

Non ti scopava?

No, era in soggezione, a volte dormivamo assieme, ma sembrava asessuato. Mi lasciò una carta di credito. Dopo due mesi la ritrovo, vado in banca. Centomila euro ci ho trovato dentro, ora ve ne sarà meno della metà.
Poi mi sono messa con Andrea. Che storia! Ci siamo visti per un mese senza nemmeno scambiarci il numero; ci incontravamo per strada abitando vicini e si finiva subito a letto. Finché non ha dato di matto. Era ossessionato che lo tradissi. Tira e molla per 7 mesi. Come ho amato lui non ho amato nessuno.
E quell'altro tipo. Si era innamorato di me e voleva sposarmi, faceva l'avvocato, pieno di soldi, 35 anni. Venne a casa dei miei per chiedere la mano a mio padre. Io gli dissi che era pazzo. Mia madre lo rimpiange ancora.

Ma scusa ma quanti anni hai?

22. Ma dico di averne ancora 20 quando me lo chiedono, ih, ih.

E, per capire, tutti questi tipi dove li hai incastrati? Temporalmente intendo.

Tutte storie brevi, negli ultimi 3/4 anni. Ma ora basta, mi godo la libertà.

Non so, una qualche volta potremmo anche uscire assieme, magari un concerto... Ti piace la musica classica?

La adoro, soprattutto Bocelli. Avevo un sacco di suoi cd a casa giù.

Sì. Quindi magari una sera che sei libera... ad esempio domani sera a teatro c'è un concerto di un ensemble barocca. Pensa tutto filologico, la accordato a 415 Hz, musicisti che indossano mutandoni in lana del 700, o-ri-gi-na-li. Che ne dici?

Diciamo che adesso sono ancora a mezzo con il mio ex. Continua a farsi sentire. Non abbiamo chiuso del tutto.

Ah, ok....

Scusa un attimo... Pronto, ciao, ok per stasera, alle nove, ok sotto casa mia. Suona! Ciao!

Ma quindi questo?

Niente un amico, andiamo al karaoke.

Ma dicevi del moroso...

Sì, ok, ma ho vent'anni voglio divertirmi e poi io cerco l'uomo giusto e lui non potrà mai esserlo.

E se lo trovi?

Beh me lo sposo! Che matta che sono!

giovedì 21 febbraio 2013

Bariolage

Ci siamo messi d'accordo per suonare tutti insieme un giorno a settimana: abbiamo deciso di uscire e incontrarci per fare delle prove. Chi ha scelto l'oboe, chi il violoncello, chi la viola d'amore e chi il violino.
Prendiamo i nostri strumenti in spalla e usciamo di casa.
E' tutta una scusa per liberarci, per poche ore almeno, dalle nostre rispettive famiglie, mogli, fidanzate, amanti, figli, compagni di vita.
Noi e i nostri strumenti, in spalla, ci troviamo lo stesso giorno a varcare il portone di casa per andare altrove, non nello stesso luogo. C'è chi va a giocare a carte da altri amici o chi banale dall'amante. Chi finisce a bere in un pub disperso verso la tangenziale. Il clarinetto e la viola si trovano per scommettere sui cavalli che corrono in notturna.
Un volta ogni tanto, con il fine di giustificare le prove, ci ritroviamo per una qualche occasione a suonare assieme, veramente. E allora invitiamo le famiglie, le fidanzate e le mogli. I figli e i compagni di vita. Ci sediamo a caso, mischiamo le voci, suoniamo strano, impreciso, fuori tempo. Tutti ci applaudono e noi ci schermiamo: "servono più prove, dovremmo pensare di incontrarci più spesso".

Io non sto invecchiando perché siano tanti i capelli bianchi, o faccia fatica a sopportare le faccine nei messaggi, o perché il più delle volte preferisca parlare del passato invece che del futuro. Sto invecchiando perché inizio a manifestare sensi di colpa.

Con il mio fagotto smontato, l'altra sera sono andato da lei, ovvero da quest'Altra. Mi dice che ama ancora quell'altro. Almeno crede. Io la bacio, la stringo ai fianchi. Si sente grassa, ma quello che esce dai jeans stretti (troppo stetti è vero) non può che essere piacevole al tatto. Cerco di sovrastarla, mi scappa. La inseguo per finta e scoppiamo a ridere. Riesco a morderla, ma soffre il solletico e ride ancora di più.
Finiamo ancora baciandoci, con lei accovacciata a fianco e io che non potrei essere comunque più contento.
Rilancio e indietreggia in camera. Travi di legno nel tetto che fisso per un po', giusto il tempo di vedere la differenza tra quelle originali e un restauro che ne ha ripristinato la geometrie.
 
A casa c'è lei, ovvero l'Altra ancora. Mi chiede se va tutto bene: io crollo, il senso di colpa. "Abbiamo suonato, Händel, ma senza nemmeno un trillo o una qualche acciaccatura, non ho neanche provato a fare un singolo mordente. La prassi!". E scoppio a piangere.

Di comune accordo alcune sere le prove le svolgiamo veramente. In quella sera fra tante, non solo scansiamo i compagni, le mogli, i figli e le fidanzate, ma evitiamo persino gli amici, le amanti, gli hobby e gli ozi, e proviamo a fare ordine in musica.



lunedì 28 gennaio 2013

Insalatona

Sono stato a casa dal lavoro due giorni, evitando di staccare la sveglia. Mi sono svegliato comunque alle 7 e 40 per spegnerla due volte. Poi invece di andare a farmi una doccia sono stato nel letto a pensare. Ho riflettuto anche facendo colazione mentre scaldavo un saccottino con la funzione grill del forno.

Nel pomeriggio ho frequentato i luoghi affollati della citta. Ho mangiato un gelato guardando i ragazzi attorno al pallone.

Mi sono messo a passeggiare difronte alle vetrine, per guardare i prezzi e la lunghezza degli abiti.

Al supermercato ho toccato la frutta rotonda ma ho comprato prosciutto e uova.

La sera sul divano, telecomando sulla destra ho maturato: insalata ricca.


Oggi sono andato al ristorante a proporlo. La cameriera credeva la stessi prendendo in giro e non mi ha portato il pane.