sabato 13 luglio 2013

La spedizione perfetta

Sono entrato alla posta con questo enorme scatolone, portandolo a fatica su per i tre gradini e urtando la porta automatica.
L'ho posato pesante vicino alla cassa 1 delle spedizioni per prendere il mio numero. Ho appoggiato un gomito sul lato corto del pacco guardandomi in giro, vistosamente compiaciuto.

Successivamente è entrato un uomo con poca barba e una maglietta aderente sulla pancia, con un misero scatolo. Un pacco che teneva stretto contro il fianco. L'indirizzo era scritto a mano con un pennarello su un foglio da blocco per appunti a quadretti, fissato ad un lato con del nastro adesivo trasparente; il foglio quadrettato aveva una vistosa piega. Il pacco era destinato a New York.

"Patetico: il mio pacco va in Giappone", ho provato a comunicargli con un sonoro colpo di tosse, mentre il mio A4 in Times New Roman trionfava tra le strisce marroni del nastro adesivo. "Il mio pacco è quasi al limite della misure massime consentite per una spedizione internazionale", volevo sottolineare strisciando lo scatolone verso di me. "Ben 16 chilogrammi", sembrava trasmettere il leggero dondolio smorzato che volutamente causavo al pacco urtandolo lievemente.

Ne ho spedite di lettere, cartoline ad amici in Italia, cartoline a mia madre dalla Svizzera, cartoline a me stesso, pacchi in giro per l'Europa, una volta un plico imbottito verso gli Stati Uniti pieno di fogli: ma mai mi ero spinto così lontano.
La scatola è perfetta, un parallelepipedo di cartone a doppio strato; gli spigoli tutti rinforzati con il nastro. Dentro della plastica con le bolle protegge il contenuto, ignaro del lungo viaggio.

Arriva il mio turno, dopo almeno 20 minuti. Avevo già i moduli compilati, fotocopia del codice fiscale e dichiarazione doganale in tre copie. Tutti i dati vengono inseriti al computer, il costo per la spedizione pagato e la bolla incollata sul pacco.

Me ne sto per andare, la porta si apre, mi volto, torno indietro, l'impiegata alza gli occhi, io le sorrido per tranquillizzarla, mi chino e abbraccio il pacco sapendo che non lo avrei mai più rivisto. Una lacrima si affaccia agli occhi di alcune persone presenti.



2 commenti:

Michele ha detto...

Spacci Benotto in Giappone? Dobbiamo parlarne, io ho una Colnago Junior da vendere.

Paolo Franchini ha detto...

L'oriente è il nuovo mercato