martedì 4 marzo 2014

Lui

Ricordo ancora quando era vicino a casa, dall'altra parte della via, difronte al cancello principale. Il primo bidone della spazzatura che ricordo. Bastava superare il marciapiede, la strada che al tempo era ancora a doppio senso e appoggiare la falcata dell'ultimo passo al pedale che ne alzava il coperchio.

Poi la strada è diventata a senso unico, la segnaletica è stata rifatta, i lampioni sostituiti ed in ultimo i percorsi dei camion dei rifiuti ottimizzati, riducendo il numero di cassonetti.

Ora il cassonetto è lontano un isolato di tre case: non è più lui, è nuovo e lucido, compagno di una campana verde, di un cassonetto giallo, di uno di plastica stretto e marrone e di uno per gli sfalci del giardino, in disparte.

Per raggiungerlo ci vuole almeno un minuto all'andata, un minuto al ritorno e sembra di andare in territorio straniero. Mi pare quasi di portare la mia spazzatura a casa d'altri, in un cassonetto che più non mi appartiene. Quando i cittadini limitrofi al bidone mi guardano seduti sulle loro sedie di plastica da giardino, una sorta di senso di colpa mi affligge e allora chino il capo quasi in un moto di scusa.

Se lui, il singolo bidone onnivoro, fosse ancora accanto a me lo tratterei diversamente. Richiuderei sempre il coperchio dopo averlo usato, raccoglierei ogni ramo accidentalmente caduto fuori, gli starei più vicino prima e dopo aver buttato la spazzatura e magari ogni tanto arriverei da lui, oltre la strada e oltre il marciapiede anche senza avere niente da gettare.

Eri così vicino e comodo eppure non ti apprezzavo.


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