lunedì 26 luglio 2010

Les restaurants invisibiles (Omaggio a I.C.)

Al ristorante di Thoiry l'avventore entra e viene accolto subito a braccia aperte da tutti i dipendenti del locale. Il gestore lo aspetta già fuori dalla porta e accoglie con un sorriso, menù alla mano. Subito l'avventore viene denudato dai suoi abiti cittadini e vestito da cameriere, da cuoco oppure con gli stessi abiti del gestore. L'avventore viene invitato a svolgere la mansione consona agli abiti che gli sono stati forniti, mentre uno dei lavoranti del ristorante prende posto a tavola e inizia ad ordinare.

La qualità del servizio si misura nell'abilita dell'avventore di svolgere il ruolo assegnatoli e la soddisfazione rispetto al servizio offerto consiste nell'autovalutazione fatta dall'avventore stesso del proprio lavoro.

E' capitato di vedere avventori, cuochi di altri ristoranti, soffrire di eccessivo perfezionismo ed uscire crucciati dalla propria visita al ristorante rivali. Altri avventori, sprovveduti passanti affamati, si sono ritrovati a sbagliare ordinazioni e a distruggere rovinosamente decine di piatti uscendo illuminati da un beato sorriso.

Lasciai Thoiry dopo due giorni.

Alla locanda di Poully si entra e ci si siede. Nessuno si preoccupa di chiedere in quanti si è, nessuno vi indica dove accomodarvi e nessuno vi porta una carta dei vini o tanto meno un menù.
In questo ristorante è stata fatta della lentezza del cibo una filosofia di vita. Camerieri e cuochi, assieme all'anziana coppia di proprietari, li trovate nel retro, adagiati su sedie impagliate dondolanti contro le pareti, mentre sono impegnati a fumare o a leggere sonnecchianti qualche pagina di un libro dalle pagine ingiallite dal prolungato contatto con le mani.

Non sperate che vi portino veramente da mangiare. Se la vostra insistenza diventa particolarmente rumorosa e sonora sono capaci di trascinarsi al telefono nero fisso al muro dietro alla cassa e chiamare un fast food che faccia servizio à emporter.

Affamato mi sono diretto nel paesino più vicino mentre la luce del sole appena tramontato illuminava ancora le insegne.

Al ristorante di Gex si vantano di conoscere i clienti da uno sguardo. Vi danno il tavolo che preferite, vicino alla compagnia di persone meno rumorosa e lontani dalla schermo televisivo. Appena avete dispiegato il tovagliolo al posto della carta, arriva direttamente un primo con tanto parmigiano a scaglie come piace a voi ma pochissimo pepe e sale al punto giusto. La pasta è al dente e appena l'avete terminata, ecco seguire una grigliata: tenere le carni ma comunque ben cotte, condite da abbondanti patate fritte o al forno (io non vi conosco così bene) che siete sicuri basteranno per accompagnare la carne fino all'ultimo boccone. Il dolce è delizioso, un perfetto binomio tra il freddo del gelato e il caldo della cioccolata che lo adorna. Il conto arriva appena avete scostato la sedia dal tavolo e rappresenta esattamente la cifra che avreste speso, forse qualcosa in meno.

Lasciate Gex sazi, soddisfatti e a gambe levate, mentre la felice coppia di proprietari del locale sembra ancora salutarvi dall'ingresso principale del ristorante.


Arrivate a Péron completamente satolli...



1 commento:

Anonimo ha detto...

Lodevole l'intento dell'omaggio a Calvino, ma semmai restaurants invisibiles, la concordanza non è acqua.