giovedì 11 novembre 2010

Muro

Mi sembra che ci sia uno di quei muri invisibili, quei fottutissimi muri invisibili che rappresenterebbe un mimo da strada drogato che non si è nemmeno mai riuscito ad iscrivere al Dams talmente il peso del suo anticonformismo gli impedisca di firmare un documento o tantomeno pagare delle tasse.

Il mimo con le sue mani, senza guanti, finge di toccare il bordo del muro, finge di aggrapparsi al muro mentre invece si sta ergendo sulle punte dei piedi. Finge di sentire la superficie del muro tenendo le mani belle spalancate con i palmi rivolti allo spettatore. Finge che questo muro non si oltrepassi e ci suggerisce la massiccia fisicità della costruzione: preme contro ma il muro resta lì; la finta contrazione dei suoi muscoli e l'espressione facciale simulano l'impossibile sforzo di spostare il muro che non c'è.

E magari altre tre pareti si aggiungono al singolo muro e lui è schiacciato dentro, all'interno di un misero metro quadrato, un metro di lunghezza, un metro di profondità. Tenta di respingere le pareti che collassano addosso a lui, ma lo sforzo è immane, il muro resta lì, lui stretto tra le quattro pareti.

E invece il muro non c'è, io sono qui e tu sei lì, dall'altra parte, fingiamo di credere che ci sia.

1 commento:

Lucie Brendel ha detto...

ne parlerò col professore di progetto a revisione.