venerdì 7 novembre 2008

Cammelli senza cruna

Davanti al computer scrivo con entrambe le mani e tengo una matita tra i denti cosi' sembro assolutamente molto impegnato. La gente passa dal corridoio, butta uno sguardo dentro e mi vede con la fronte imperlata di sudore e le mani che digitano freneticamente. Mastico la matita con ambedue le mascelle, scorticando il cattivo sapore della vernice arancione. La vernice che rimane sulla lingua o tra i denti la pulisco via leccando una manica della camicia blu, ovviamente appena sento il corridoio sgombero. La scienza si fa correndo avanti e indietro per i corridoi.
Io in realtà sto guardando la Repubblica (trafiletto di sinistra), ma in fin dei conti la gente che passa sta andando a bere un caffè. L'economia dei bar gira: bar del Polo o bar a Palo Alto, sempre caffè.

Ancora al gate 100, attendo di essere traghettato a casa.
Da lontano vedo la mia valigia trasportata da un carrello verso l'aereo, e subito mi faccio distrarre da una bionda che guarda ma passa; ha due codini biondi come tante altre, tranne le more che non li hanno biondi. Ma mori.

La mia valigia viaggia da sola. Se glielo chiedete dice di aver portato me come bagaglio, avermi imbarcato a bordo e star viaggiando comoda in stiva. L'unica differenza e' che le valige aspettano di essere ritirate all'arrivo, mentre i passeggeri devono muoversi per andarle a ritirare. Sostanzialmente e' l'unica differenza apprezzabile. Se degli alieni fossero tra noi, si tramuterebbero in valige infiltrandosi tra la comunità delle valige, per conquistare il Mondo.
Le valige vivono nelle loro convinzioni che non sarebbe rispettoso discutere, in quanto sostanzialmente ignoranti delle loro dinamiche sociali.

Un tipo davanti a me sulla destra, sono io. E' vestito come me (pantaloni marroni a coste e camicia azzurra) e digita al computer. Le gambe sono accavallate nello stesso verso. Alza gli occhi e ci scambiamo uno sguardo. Evidentemente sta scrivendo di me, ma la cosa assurda (ridicola anche solo da pensare) e' che lui creda di essere me.
Dopo una attenta valutazione (il tipo ha una forma congenita di forfora dalla nascita), ognuno decide di rimanere se stesso: al più io sono uno steward sorridente. In ogni caso se lo incontrate non lasciatevi confondere, soprattutto se mi dovete dei soldi o siete fanciulle senza morale.

Un paio di ragazze si erano offerte di venirmi a prendere all'aeroporto, ma nessuna di loro verrà poi. Anzi, sgonfiano le gomme al bus e me la faccio quindi tutta a piedi, tanto chi ha fretta?

E' più facile che un cammello passi dalla cruna di un ago, che viceversa.

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